Limite dei 30 all'ora? Sacrosanto, ma incomprensibile in Italia dove imperversa la lebbra della trasgressione e dell'inciviltà

Limite dei 30 all'ora nel centri storici
Qualche giorno fa, di notte ero in auto a Mirano, Venezia. C'è il limite dei 30 all'ora per un chilometro, più o meno. Lo rispetto e mi sorpassa una piccola...

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Qualche giorno fa, di notte ero in auto a Mirano, Venezia. C'è il limite dei 30 all'ora per un chilometro, più o meno. Lo rispetto e mi sorpassa una piccola auto che si ferma quasi subito dove il limite ritorna a 50 per un semaforo rosso.

Tempo addietro fa ero in Austria, paese dove il limite dei 30 all'ora non ricordano nemmeno più quando venne istituito. Qualcuno, raro, mi sorpassa fuori dai centri abitati senza rispettare i limiti. Ma in centro ci sono gli autovelox - sembrano gli armadi grigi dei telefoni o dell'elettricità, quasi invisibili - e non c'è da pensare di farla franca; si va a trenta e basta.


Queste due scene descrivono meglio di tante altre storie della schizofrenia del nostro Paese, colpito da tempo da una specie dalla lebbra della trasgressione e inciviltà. Per questo pare una cosa incredibile che metà Nordest dica di sì al limite dei trenta chilometri all'ora in centro.

Perché questo territorio è sempre stato un luogo dove agli autovelox sparano e hanno sparato come fossimo nel Far West o intervengono col caterpillar per demolirli. Anche per questo accusare gli autovelox (uno strumento di controllo e di deterrenza, come le telecamere ai semafori quando diventa rosso) di diventare bancomat dei Comuni è fuori luogo. Gli incidenti avvengono quasi sempre anche per la velocità non rispettata.
Comunque è così incredibile che metà dica sì ai 30 all'ora in centro che ho cominciato a chiedere in giro. Una collega vive a Parigi dove, come a Bruxelles, "i 30" ci sono da due anni: "Nessuno va quasi più in auto qui (i Suv sono vietati ndr). E se ci sali con gli ingorghi che trovi raggiungere i 30 all'ora è un sogno". Un operatore turistico che è stato da poco a Parigi. Londra e Barcellona: "A piedi e coi mezzi pubblici si fa sempre prima. Puoi correre a 50 per cento metri ma poi devi rallentare: vada per i 30".


Ma qualcosa sta cambiando anche da noi. Il limite dei 30, per ora a macchia di leopardo - un paese sì e un altro no, e questo fa impazzire è una scelta europea che sta dilagando. Dopo Cesena (1998) e Olbia, a Bologna ci sono i 30 dallo scorso giugno. «Una pacchia per gli "umarell", i pensionati - ha commentato ironicamente un altro collega - auto ferme più che i cantieri». E dal prossimo gennaio parte col 30 tutto il centro Milano mentre ci sta pensando sul serio Roma; vanno a 30 anche Reggio Emilia, Vicenza, Verona, Firenze, Genova, Caserta, Bergamo, Arezzo e Cuneo.


Del resto in un Paese dove muoiono due pedoni al giorno, dove i morti in monopattino in un anno sono cresciuti del 77% e quelli in bici del 54% serve intervenire: nel 2022 Padova è stata città col più alto numero di ciclisti morti (dieci) , nove in provincia di Udine, otto a Venezia. Poiché il limite dei 30 varrà per tutti, monopattini e bici elettriche compresi viene da chiedersi chi controllerà, e metterà multe a gente che guida mezzi senza targa. C'è sempre qualcosa che non funziona da noi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino