Willy Monteiro, spunta un quinto aggressore: «C'era un altro insieme ai Bianchi»

Potrebbe esserci stato un quinto uomo coinvolto nel pestaggio di Willy Monteiro Duarte, ucciso a calci e pugni, a Colleferro. Almeno in base alla testimonianza di Emanuele...

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Potrebbe esserci stato un quinto uomo coinvolto nel pestaggio di Willy Monteiro Duarte, ucciso a calci e pugni, a Colleferro. Almeno in base alla testimonianza di Emanuele Cenciarelli, l’amico che era con Willy e che ha subito insieme a lui l’aggressione del branco, del quale avrebbero fatto parte i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. La posizione di altre persone è già all’esame dei carabinieri, coordinati dalla procura di Velletri, che sta cercando di definire i ruoli. Di certo a chiamare i due fratelli è un ragazzo finora rimasto fuori dall’inchiesta, come è rimasto estraneo un altro amico dei Bianchi, pure presente in Largo Santa Caterina quella notte. E sullo sfondo rimane lo spettro del razzismo.


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Perché i due fratelli, tutti muscoli e tatuaggi, che su Facebook ostentavano auto veloci e abiti di marca, appassionati di arti marziali, noti per essere violenti e arroganti, non rappresentano solo visivamente un topos culturale. La procura di Velletri non ha contestato l’aggravante razziale per l’omicidio di Willy, ma l’ombra della prevaricazione razzista si legge tra le righe dei curricula giudiziari dei due fratelli: al loro attivo c’è un’aggressione a un ragazzo indiano, per il quale dovranno essere processati: stava per essere investito dalla loro auto che sfrecciava e aveva protestato. E' finito in ospedale con lesioni gravi. Mentre Marco si presenterà in aula il prossimo: ha pestato un ragazzo bengalese.

 
 

IL VERBALE

«Urlavo agli aggressori che io e Willy non c’entravamo niente con quanto eventualmente era accaduto prima. La mia richiesta cadeva nel vuoto». Emanuele Cenciarelli, il ragazzo che la notte tra il 5 e il 6 settembre era con Willy non è riuscito a capire perché lui e il suo amico fossero stati aggrediti. «Senza che Willy e io potessimo accorgerci di quello che stava accadendo, venivamo aggrediti da alcuni ragazzi. Ricordo subito l’immagine di Willy steso a terra circondato da quattro o cinque ragazzi che lo colpivano violentemente con calci e pugni. Il mio istinto di protezione mi spingeva a gettarmi addosso a Willy per cercare di proteggerlo dai colpi che stava ricevendo». È a questo punto che Cenciarelli comincia a urlare senza essere ascoltato. «Non riesco a quantificare - continua in un verbale rilasciato subito dopo la morte del suo amico - il tempo dell’aggressione, ma posso solo dire che la violenza dei colpi, subiti da me e da Willy, era inaudita». Cenciarelli riconoscerà tutti e quattro gli indagati, anche se sostiene che oltre a Mario Pincarelli e Francesco Belleggia , i due che stavano litigando con un ex compagno di scuola di Willy, dopo ne fossero arrivati altri tre. Dunque oltre a Marco e Gabriele Bianchi, i due picchiatori esperti in arti marziali, anche un terzo. «Ho un vivido ricordo di due di loro (i fratelli Bianchi, ndr) non ricordo però chi, di preciso, che addirittura saltava sopra il corpo di Willy steso in terra e già inerme». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino