Roma, gessi sbagliati sui pazienti: scoperti 4 tecnici “abusivi”

Roma, gessi sbagliati sui pazienti: scoperti 4 tecnici “abusivi”
Una ingessatura applicata male ad una ragazza. I dolori lancinanti e poi la corsa verso un altro ospedale. In questo modo gli investigatori hanno scoperto che, all’Umberto...

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Una ingessatura applicata male ad una ragazza. I dolori lancinanti e poi la corsa verso un altro ospedale. In questo modo gli investigatori hanno scoperto che, all’Umberto I, ci sono almeno quattro dipendenti privi di competenze che lavorano da una decina di anni nella sala gessi.


«Non resisto più, per piacere fate qualche cosa». La ragazza provava delle fitte profonde alla caviglia nei giorni successivi alle cure ricevute al policlinico. Per questo motivo i genitori avevano deciso di portare la figlia in un altro nosocomio. All’ospedale Cto un medico aveva assistito la ragazza. L’ortopedico si era stupito per l’applicazione dell’ingessatura. Comprimeva in modo eccessivo la caviglia, la considerava sbagliata. Realizzata in modo grossolano e pericolosa, dannosa per la paziente. Ne aveva applicato una nuova e alla ragazza, poco dopo, era già diminuito il dolore. Per questo motivo aveva deciso di denunciare all’Arma l’episodio. 
La vittima si chiedeva, insomma, se dietro l’intervento sbagliato si celasse una grande superficialità. Gli investigatori, i carabinieri del nucleo radiomobile, dopo mesi di indagini avevano scoperto però l’imponderabile. 
 
Da un’informativa, adesso approdata a piazzale Clodio, gli inquirenti sottolineavano che nel reparto di ortopedia ci sono almeno quattro soggetti che applicano i gessi senza alcuna preparazione professionale da diversi anni. Da qui la decisione degli investigatori di denunciarli per esercizio abusivo della professione. In pratica, i militari del radiomobile, avevano ricostruito le carriere dei quattro soggetti a cui spesso veniva richiesto il compito di intervenire. Si tratta di personale dell’Umberto I assunto diversi anni fa. Tutti e quattro avevano fatto negli anni dei corsi sanitari senza acquisire quelle competenze teoriche necessarie per poter applicare i gessi. Avevano però imparato il mestiere sul campo. Opzione che non è di certo contemplata dalle leggi italiane.
Dei quattro, assunti intorno alla metà degli anni Ottanta, uno è andato in pensione da poco. Un altro collega dovrebbe andarci a breve, verso ottobre. È probabile che a settembre il pm chiederà un approfondimento d’indagine. Bisognerà infatti tracciare con precisione gli anni di servizio nella sala gessi dei quattro. 
 

Inoltre due di loro sono coinvolti anche in un’altra inchiesta. Risultano indagati per truffa ai danni dello stato, assieme ad un altro dipendente del policlinico. In pratica strisciavano il cartellino e poi andavano ad accompagnare i figli a scuola a fare la spesa oppure anticipavano di mezza giornata il weekend. I tre erano stati scoperti dagli inquirenti, erano stati monitorati durante gli orari di lavoro spesso affaccendati in ben altre attività. Un camice azzurro, alle sette di mattino, strisciava il cartellino all’ingresso. Contrassegnava così la sua presenza tra i corridoi del reparto. Fingeva di stare tra pazienti e colleghi. In realtà poi scivolava via. Prendeva la stessa auto con la quale era arrivato all’Umberto I, rientrava a casa prendeva la figlia e l’accompagnava a scuola. Poi, in tutta serenità, rientrava al lavoro. Un’ora e mezza sottratta al suo impiego e dedicata ai suoi cari a spese dei contribuenti. Episodi simili, monitorati dai carabinieri del nucleo radiomobile, avevano riguardato anche gli altri due dipendenti. Anche loro sottraevano tempo prezioso dedicandolo alla spesa al supermercato o ad altre attività a favore della famiglia. Tutto, rigorosamente, durante l’orario di lavoro. Un’attività scoperta, da parte degli investigatori, che andava avanti ormai da quasi un anno (fino allo scorso febbraio). Il venerdì, tra l’altro, era il giorno speciale. Spesso, tutti e tre, anticipavano di parecchie ore l’uscita dal policlinico. Un finesettimana che iniziava in largo anticipo.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino