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Dal settore turistico arrivano i primi segnali di una ripartenza dopo la crisi Covid, prima della quale il comparto valeva il 14% del Pil, dando lavoro al 10-15% della popolazione. Le prenotazioni iniziano ora a crescere nuovamente e aumenta la quota di italiani che hanno già prenotato, o pensano di prenotare, per questa estate: «Siamo al 54.5%, il 10% in più rispetto all'anno scorso», sottolinea il ministro del Turismo Massimo Garavaglia. «La novità - aggiunge - è che iniziano a tornare gli stranieri, in particolare gli americani, che da soli valgono un punto di Pil. L'anno scorso abbiamo perso 27 miliardi per l'assenza degli stranieri. Quest'anno sarà una stagione diversa e più lunga: grazie ai vaccini, a settembre non si richiude».
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Centrale sarà il Green Pass europeo, al via il 1 luglio: «Ben venga, ma tutto quello che riusciamo a anticipare è meglio: c'è la necessità di essere veloci, possibilmente più veloci degli altri», sottolinea il ministro, che pensa a interventi anche per il recupero dei lavoratori stagionali. «I flussi sono in aumento, ma non siamo ancora fuori dal pantano», commenta Ivana Jelinic, presidente di Fiavet. «Abbiamo un 10% in più di richieste da parte degli italiani, un 12% in più dagli stranieri.
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Nel complesso c'è comunque «tanta voglia di riprendere a viaggiare, ma si tratta ancora di turismo di estrema prossimità. Puntiamo nel 2022 a toccare l'80% del giro d'affari del 2019, se si andrà verso un'apertura definitiva grazie ai vaccini. Per quest'anno - conclude Lalli - ci aspettiamo tra il 52 e il 58% in termini di fatturato, pernottamenti e movimenti rispetto al 2019». Confturismo Confcommercio stima che l'indice di fiducia dei viaggiatori italiani abbia recuperato a maggio 12 punti in un mese, toccando quota 69, praticamente lo stesso livello di due anni fa. Gli italiani tornano dunque a viaggiare: il 41% degli intervistati - quasi 10 milioni e mezzo in rapporto alla popolazione dei vacanzieri estivi abituali - ha già prenotato o sta finalizzando la prenotazione in queste ore, mentre scende di 4 punti - dal 25% al 21% - la quota di coloro che restano scettici.
L'86% resterà in Italia, il 14% andrà oltre confine. Il problema è però la concentrazione dei flussi: oltre a scegliere in prevalenza solo il mare, il 46% degli italiani sceglie agosto per la vacanza principale, una percentuale che sale al 64% se si aggiunge l'ultima quindicina di luglio. Un 9% sceglie giugno, mentre restano stabili al 14% la prima quindicina di luglio e settembre. Per questo Luca Patanè, presidente di Confturismo, propone di «incentivare ancora di più quelli che possono programmare una vacanza in questi mesi», usando strumenti «come il tax credit vacanze».
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