Quando Giancarlo Caselli arrivò come procuratore a Palermo nel 1993 subito dopo le stragi «sembrava che le mafie avessero vinto. Tuttavia insieme a politica, giustizia e forze...
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«Senza un sistema giudiziario efficiente è un'illusione potere avere giustizia e verità e in questo non aiuta una normativa della prescrizione/impunità che tutto azzera».
«Si parla della trattativa Stato-mafia ed è giusto, ma parlarne non significa irridere, come qualcuno ha fatto, l'esperienza di quegli anni, questo equivarrebbe a dimenticare come sono andate le cose». Lo ha aggiunto il magistrato Gian Carlo Caselli a margine degli Stati generali dell'antimafia di Libera che si sono conclusi oggi a Roma.
«Non ritengo opportuno parlare di questo processo la cui celebrazione dibattimentale è tuttora in corso - ha precisato Caselli - ma nello stesso tempo bisogna riconoscere una grande professionalità, coraggio, spirito di servizio e senso del dovere ai pubblici ministeri che si sono inoltrati in un cammino di ricerca della verità, nel rispetto della legge e dell'interesse della collettività, molto difficile e terribilmente in salita. Ai pubblici ministeri vanno riconosciuti rispetto e stima, non denigrazione e dileggio come talvolta è successo e dare tutta la solidarietà e l'appoggio a chi subisce minacce a partire dal magistrato Di Matteo».
Interpellato sul documento riservato del Sisde pubblicato dal quotidiano 'La Repubblica' e in cui si fa riferimento a una trattativa tra i vertici di cosa nostra e alcuni pezzi dello Stato già nel 20 luglio 1993, Caselli non ha voluto dare commenti limitandosi a dire «Bisogna contestualizzare, non tocca a me concludere e non ho gli elementi per farlo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino