Trattativa stato-mafia, Caselli: «Nel '93 la resistenza comune evitò il baratro»

Domenica 26 Ottobre 2014
Trattativa stato-mafia, Caselli: «Nel '93 la resistenza comune evitò il baratro»
Quando Giancarlo Caselli arrivò come procuratore a Palermo nel 1993 subito dopo le stragi «sembrava che le mafie avessero vinto. Tuttavia insieme a politica, giustizia e forze dell'ordine abbiamo fatto un fronte comune di resistenza per salvare il Paese da un baratro senza fondo in cui la mafia stragista voleva spingerlo, trasformando la nostra democrazia in uno Stato-mafia, in un narco-Stato».
Lo ha detto lo stesso Caselli, agli Stati generali dell'antimafia organizzati a Roma da Libera.




«Senza un sistema giudiziario efficiente è un'illusione potere avere giustizia e verità e in questo non aiuta una normativa della prescrizione/impunità che tutto azzera». Lo ha spiegato il magistrato Giancarlo Caselli. «Appare sempre più evidente l'intreccio perverso tra mafie e corruzione, evasione e inefficienze - ha aggiunto Caselli - che spacca l'Italia in due, tra un'Italia della legalità e un'Italia dell'impunità con, in mezzo, una palude molto alta di indifferenti che non vengono dotati degli strumenti necessari di conoscenza. La legalità è la chiave per affrontare questioni economiche e sociali, se non altro così si potrebbero evitare pesanti salassi delle manovre finanziarie che incidono su welfare e spesa sociale». «Siamo terzi al mondo per evasione fiscale - ha ricordato Caselli - e secondo una classifica della banca mondiale, su 183 Paesi dove conviene investire l'Italia risulta al 157esimo posto».



«Si parla della trattativa Stato-mafia ed è giusto, ma parlarne non significa irridere, come qualcuno ha fatto, l'esperienza di quegli anni, questo equivarrebbe a dimenticare come sono andate le cose». Lo ha aggiunto il magistrato Gian Carlo Caselli a margine degli Stati generali dell'antimafia di Libera che si sono conclusi oggi a Roma.



«Non ritengo opportuno parlare di questo processo la cui celebrazione dibattimentale è tuttora in corso - ha precisato Caselli - ma nello stesso tempo bisogna riconoscere una grande professionalità, coraggio, spirito di servizio e senso del dovere ai pubblici ministeri che si sono inoltrati in un cammino di ricerca della verità, nel rispetto della legge e dell'interesse della collettività, molto difficile e terribilmente in salita. Ai pubblici ministeri vanno riconosciuti rispetto e stima, non denigrazione e dileggio come talvolta è successo e dare tutta la solidarietà e l'appoggio a chi subisce minacce a partire dal magistrato Di Matteo».



Interpellato sul documento riservato del Sisde pubblicato dal quotidiano 'La Repubblica' e in cui si fa riferimento a una trattativa tra i vertici di cosa nostra e alcuni pezzi dello Stato già nel 20 luglio 1993, Caselli non ha voluto dare commenti limitandosi a dire «Bisogna contestualizzare, non tocca a me concludere e non ho gli elementi per farlo».
Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 12:54

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