I medici gli lasciarono una pinza nell'addome: Stefano muore dopo due anni di inferno

I medici gli lasciarono una pinza nell'addome: Stefano muore dopo due anni di inferno
Gli fu lasciata una pinza nell'addome, a Carrara, durante un intervento chirurgico all'intestino. Per toglierla fu necessaria un'altra operazione a distanza di quattro...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Gli fu lasciata una pinza nell'addome, a Carrara, durante un intervento chirurgico all'intestino. Per toglierla fu necessaria un'altra operazione a distanza di quattro mesi. Sono quei due interventi a distanza di pochi mesi, secondo i legali di Stefano Miniati, erede dello storico archivio fotografico, a segnare l'inizio di un calvario. Calvario che, dal dicembre 2014, quando la radiografia immortala le pinze, termina martedì notte: il professionista, 57 anni, ricoverato all'ospedale pisano di Cisanello, muore.



A riportare la notizie è Il Tirreno. Per la sua morte l'avvocato Leonardo Angiolini e con lui il collega Roberto Margara, che rappresenta la madre e una sorella di Miniati, hanno presentato denuncia per omicidio colposo. I legali, scrive il quotidiano, chiedono alla procura apuana (la pinza è stata dimenticata durante un intervento al monoblocco di Carrara) e a Pisa (perché è lì che è avvenuto il decesso) di fare luce su un eventuale consequenzialità tra la dimenticanza della pinza e il successivo aggravarsi della patologia e di verificare se si possano ravvisare, nelle strutture in cui Miniati è stato ricoverato, carenze di cure o eventuali errori. 
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino