Quello che ufficializzava la rimozione di Armando Siri doveva essere un decreto di poche righe, sulla falsariga dei precedenti. Ma così non è stato e la situazione...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Diventa così un caso anche il decreto per la decadenza del leghista Armando Siri dall'incarico di sottosegretario. Un passaggio, in particolare, fa rallentare la firma del presidente Mattarella: è quello che fa riferimento alla fiducia accordata al premier dal Consiglio dei ministri e al principio della presunzione di innocenza. È un passaggio irrituale, che non ha precedenti, e che spinge il Colle a chiedere una formulazione più consona. E Palazzo Chigi lo stralcia.
Il testo finale del decreto, che accoglie i rilievi del Colle, dovrebbe arrivare al Quirinale in serata. Conte lo firmerà, assicurano da Palazzo Chigi, al suo ritorno dal vertice europeo di Sibiu e subito dopo sarà ripresentato al Quirinale. Ma a ricostruire la vicenda del decreto al centro mercoledì di un tesissimo Consiglio dei ministri, emergono gli strascichi di un braccio di ferro che si è riverberato fino nei testi. Sarebbe stata infatti la Lega, spiegano dagli uffici di Chigi, a volere inserire nel testo un'aggiunta al dispositivo, non contenuta in nessuno dei precedenti. I «modelli» cui fare riferimento sarebbero stati segnalati ai tecnici di Palazzo Chigi dai colleghi del Colle. Il presidente del Consiglio dispone la revoca del sottosegretario «sentito il Consiglio dei ministri». Questo è stato scritto in casi simili, in passato. Ma nella versione del decreto Siri che giunge al Colle - e che avrebbe dovuto avere il sigillo presidenziale - spunta una postilla: «Il Consiglio dei ministri ribadisce la sua fiducia nel presidente Conte e afferma il principio di presunzione d'innocenza».
Il passaggio, a quanto si può ricostruire, viene inserito nel decreto con virgolette.
Il Gazzettino