Il decreto di revoca di Siri è un caso: il Quirinale chiede correzioni, Conte depenna i «passaggi irrituali»

Giovedì 9 Maggio 2019
Il premier Giuseppe Conte
6

Quello che ufficializzava la rimozione di Armando Siri doveva essere un decreto di poche righe, sulla falsariga dei precedenti. Ma così non è stato e la situazione si è ingarbugliata tanto che si è avviata una fitta e inusuale interlocuzione tra Palazzo Chigi e Quirinale che ha prodotto oggi una versione finale del testo, riveduta e corretta.

Diventa così un caso anche il decreto per la decadenza del leghista Armando Siri dall'incarico di sottosegretario. Un passaggio, in particolare, fa rallentare la firma del presidente Mattarella: è quello che fa riferimento alla fiducia accordata al premier dal Consiglio dei ministri e al principio della presunzione di innocenza. È un passaggio irrituale, che non ha precedenti, e che spinge il Colle a chiedere una formulazione più consona. E Palazzo Chigi lo stralcia.

Il testo finale del decreto, che accoglie i rilievi del Colle, dovrebbe arrivare al Quirinale in serata. Conte lo firmerà, assicurano da Palazzo Chigi, al suo ritorno dal vertice europeo di Sibiu e subito dopo sarà ripresentato al Quirinale. Ma a ricostruire la vicenda del decreto al centro mercoledì di un tesissimo Consiglio dei ministri, emergono gli strascichi di un braccio di ferro che si è riverberato fino nei testi. Sarebbe stata infatti la Lega, spiegano dagli uffici di Chigi, a volere inserire nel testo un'aggiunta al dispositivo, non contenuta in nessuno dei precedenti. I «modelli» cui fare riferimento sarebbero stati segnalati ai tecnici di Palazzo Chigi dai colleghi del Colle. Il presidente del Consiglio dispone la revoca del sottosegretario «sentito il Consiglio dei ministri». Questo è stato scritto in casi simili, in passato. Ma nella versione del decreto Siri che giunge al Colle - e che avrebbe dovuto avere il sigillo presidenziale - spunta una postilla: «Il Consiglio dei ministri ribadisce la sua fiducia nel presidente Conte e afferma il principio di presunzione d'innocenza».

Il passaggio, a quanto si può ricostruire, viene inserito nel decreto con virgolette.

E invece, obiettano al Colle, il decreto deve disporre la revoca dell'incarico di sottosegretario. Null'altro. In giornata, nell'interlocuzione col Quirinale, il testo viene ripulito dal passaggio inedito. Resta, però, nella versione finale del decreto una premessa di una decina di righe che ne spiega le motivazioni. Conte dispone la revoca «considerata» la vicenda giudiziaria le cui indagini sono in corso e la gravità dell'accusa mossa al senatore leghista. Una premessa che sarà certamente analizzata con attenzione dagli uffici del Colle.

Ultimo aggiornamento: 21:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci