MILANO - Ad Arcore in «una stanza buia a turno le ragazze “cavalcavano” il presidente». Così Francesco Chiesa Soprani, agente dello spettacolo, ha...
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“RAPPORTI A TURNO”
Sul banco dei testimoni nel processo a carico di Berlusconi e di altri ventotto imputati, accusati a vario titolo di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza, è salito Chiesa Soprani, già sentito nelle indagini e più volte intervistato sulla vicenda delle cene ad Arcore, anche perché fu l'agente di alcune delle ragazze ospiti a villa San Martino e ha conosciuto nel suo lavoro anche Lele Mora, Emilio Fede e Fabrizio Corona. Guerra, ha raccontato il testimone rispondendo alle domande del pm Luca Gaglio, «mi disse di aver partecipato a queste cene, mi ha parlato di rapporti sessuali con Berlusconi e di essere stata pagata per non dire la verità sul sesso e poi di rapporti a turno in una stanza buia, perché lui forse non voleva farsi vedere».
“SESSO CON IL PRESIDENTE”
Il teste, che fu anche arrestato e poi prosciolto nel caso “Vallettopoli” nel 2007, ha spiegato ancora di aver raccolto racconti di questo tenore anche da «Cinzia Molena e Nadia Macrì». E ha aggiunto: «Non mi fu mai detto di orge o minorenni, ma di rapporti sessuali». Ha spiegato ancora, poi, di aver parlato, anche dopo la morte di Imane Fadil, con Marysthell Polanco (anch’essa a processo): «Mi ha detto: “Dirò la verità sui rapporti sessuali nelle cene e che venivamo pagate per mentire con soldi e case”. Non so se cambierà idea». Poi, le «due occasioni» in cui avrebbe incontrato Ruby («di lei se ne occupava Mora e Berlusconi la manteneva») quando era ancora minorenne, non lontano dall'ufficio di Mora. «Anche lei mi disse di avere fatto sesso “con il Presidente”, io sapevo già che le gemelle Ferrera e altre ragazze erano amanti del presidente e quindi non mi stupivo». E dei rapporti tra Ruby e il leader di FI avrebbe avuto conferma «anche da Corona». Trevaini, infine, stando sempre alla versione di Chiesa Soprani, gli disse che «sapeva che in quelle cene c'erano rapporti sessuali e che proprio di conseguenza faceva la giornalista, ossia per questo aveva avuto un contratto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino