In bici dall'Italia ad Israele, il viaggio per non dimenticare del ciclista della Memoria

Giovanni Bloisi
«Quando sono arrivato In Israele, mi sono emozionato. Ho pensato: ce l’ho fatta. Sono anni che vado nei luoghi della memoria per il bisogno personale di rendere...

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«Quando sono arrivato In Israele, mi sono emozionato. Ho pensato: ce l’ho fatta. Sono anni che vado nei luoghi della memoria per il bisogno personale di rendere omaggio  alle vittime. Pedalando, ho raccontato storie e le persone si sono fermate ad ascoltare». Giovanni Bloisi, “ciclista della memoria” come si definisce, ha affrontato diverse “pedalate” nei luoghi della Shoah. L’ultima, incentrata sulla vicenda di Sciesopoli, colonia fascista a Selvino che alla fine della guerra è stata convertita in struttura di accoglienza per i bambini ebrei rimasti orfani. Circa ottocento i bimbi che furono ospitati, una sessantina quelli ancora vivi. Un viaggio di quasi 2400 chilometri, dal 19 marzo al 24 aprile, attraverso Italia, Grecia, Israele, nei luoghi di Shoah, guerra, resistenza.


«Ho raccontato una storia di accoglienza – spiega Bloisi, in un incontro a Roma ospitato dall'ambasciatore di Israele in Italia, Ofer Sachs, nella sua residenza – Io non so parlare, so pedalare. Un docente universitario di Perugia, però, mi ha detto che aveva tentato tutti i mezzi e le strategie di comunicazione per sollecitare attenzione sul tema ma non pensava che una bicicletta potesse suscitare tanto interesse. La gente vede e chiede, si ferma, vuole sapere».
«Tra pochi anni – dice l'ambasciatore Sachs - non ci sarà più nessuno che ricorda la Shoah e ci sono molti, in Israele, che non sanno cosa accadde in Italia dopo la guerra. Grazie all'impresa di Giovanni, hanno studiato la storia di Sciesopoli».


Bloisi è partito da Tradate, passando poi per Magenta, Milano e ovviamente Selvino. E ancora Cremona, Reggio Emilia, Modena, Fossoli, Nonantola, Ferrara, Piangipane, Colfiorito, Casoli, Casacalenda, Gioia del Colle, Manfredonia, Santa Maria al Bagno. Poi da Brindisi la partenza per Patrasso, dove ha avuto problemi con la bici – «Avevo consumato le ruote», ricorda – e l’arrivo in Israele, dove ha dovuto trovare una nuova bici, perché la sua, imbarcata, era stata persa. Nel mezzo, incontri, emozioni e altri “traguardi”. A Casoli, sentita la storia di Bloisi, la proprietaria di un Palazzo usato per internare ebrei ha deciso di trasformare la dependance in Palazzina della Memoria.  A Gioia del Colle, su un ex-mulino pastificio, anche questo usato per l’internamento, si è deciso di apporre una targa. Per non dimenticare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino