Diciotti, Salvini: «Governo in gioco». E Di Maio apre all'immunità

Prima la nota congiunta dei capigruppo della Lega, alla Camera e al Senato: «Processare Salvini è processare il governo», è stato il messaggio ai...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Prima la nota congiunta dei capigruppo della Lega, alla Camera e al Senato: «Processare Salvini è processare il governo», è stato il messaggio ai naviganti di Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. Ergo: rischia di saltare. Poi, dopo due ore, poco prima delle 18, la mossa del senatore Pd Matteo Renzi: «Senza alcun pregiudizio ideologico, voterò a favore della richiesta di autorizzazione a procedere». 

Nello spazio di un pomeriggio dunque Luigi Di Maio ha capito che il voto del M5S rischia di spaccare il governo, di aprire una crisi al buio a due mesi delle europee e soprattutto, anche in caso di tenuta, di offrire all’alleato un rigore a porta vuota per la campagna elettorale. In quel momento, le sicurezze dei 5 Stelle sul sì all’autorizzazione nei confronti del ministro dell’Interno, come vuole la tradizione grillina in casi analoghi, hanno avuto uno sbandamento. Tanto che in serata autorevoli fonti pentastellate di Palazzo Senatorio riflettevano: «Nulla è deciso, aspettiamo la giunta».

Diciotti, Salvini: «M5S vota sì a richiesta di processo? Non ho bisogno di aiutini»

​Sea Watch, Palazzo Chigi: «Messe a rischio vite migranti, "corridoio" verso l'Olanda»

LA STRATEGIA 
Domani il presidente Maurizio Gasparri (Forza Italia) aprirà l’istruttoria. E le carte, al momento ancora coperte, inizieranno a svelarsi. L’idea che Salvini tolga le castagne dal fuoco al M5S sembra ormai poco probabile. Anzi il leader della Lega dice ai suoi in queste ore che «l’autorizzazione deve essere negata perché ho agito nell’interesse del Paese come da promessa della campagna elettorale». 
La sfida dunque è lanciata e anche Di Maio che all’inizio aveva fatto trapelare un «sì» adesso fa un altro ragionamento. «Per me non c’è nessuna turbolenza, riguarda una decisione di tutto il governo, non credo che sia giusto relegare alle decisioni del ministro dell’Interno tutto questo».

Dal M5S spiegano che «Luigi in questo momento sta riflettendo». E che dunque la clamorosa virata potrebbe essere davvero dietro l’angolo. Il tempo sembra essere il miglior alleato dei grillini, più della Lega, in questo frangente. Già il voto della giunta sarà decisivo. E proprio ieri diversi senatori grillini spiegavano che «occorre prendere una decisione tecnica e giuridica» prima che politica. Qui, continuavano, «non c’è di mezzo Salvini, ma le prerogative del ministro e della sua azione di governo, che è anche la nostra».
L’idea che i 5 Stelle possano votare sì, insieme al Pd “condannando” così il titolare del Viminale prende, con il passare del tempo, le sembianze dell’incubo. «Non facciamoci del male», dicono i più realisti ma anche governisti tra gli uomini di Di Maio. Dal Carroccio hanno capito la contraddizione e iniziano a scavarla. Racconta un importante senatore della Lega che sta seguendo il dossier: «I nostri alleati, si possono scottare con questa vicenda, rischiano un autogol clamoroso». 

D’altronde Lorenzo Fontana, ministro e soprattutto vicesegretario del Carroccio, ha parlato chiaro e tondo di «problema politico» per l’esecutivo qualora arrivasse il sì all’autorizzazione. 
Dati su cui sta «riflettendo» nelle ultime ore Di Maio. Se Salvini non farà il beau geste (ipotesi remota), potrebbe esserci il colpo di scena. Che però va fatto indorare alla truppa pentastellata al Senato. I duri e puri sono pronti a non fare un passo indietro anche su questo principio fondativo del MoVimento. I più realisti fanno altri ragionamenti: «Se condannato Salvini farà la vittima e capitalizzerà elettoralmente questa vicenda». Non solo: «Rischiamo anche di terremotare il governo». Insomma, in questa vicenda, c’è l’idea diffusa che il M5S possa solo che perderci. 

In questo caos, fatto di strategie a specchio, si attende la riunione del gruppo di Palazzo Madama del M5S. Di Maio è pronto a incontrare i senatori. Da una parte c’è un pilastro del MoVimento (il rispetto senza se e senza ma dell’azione della magistratura), dall’altra la tenuta della maggioranza gialloverdi. Di più: del governo. Sono in molti a scommettere che, davanti a un voto palese, possa prevalere, ancora una volta, la ragione di governo su quella dei principi sempre più negoziabili.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino