Sentenza completamente ribaltata in appello per la vicenda della morte della guardia giurata Giuliano Colella, freddato con sette colpi di pistola nel marzo 2014 a Roma. La I...
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È il 27 marzo 2014 quando, poco prima delle 20, in via Rocca Cencia, nella periferia est romana, in un piazzale dove c'è un ex compattatore dell'Ama, Giuliano Colella arriva in via di Rocca Cencia alla guida del Volkswagen Suv intestato a lui e alla moglie. Giunto sul piazzale ferma la macchina per parlare con un uomo. I due discutono in strada, volano insulti e minacce, dalla lite passano ben presto ai pugni. Poi i colpi d’arma da fuoco. La guardia giurata viene colpita alle spalle, i proiettili gli trapassano la schiena.
L’assassino preme il grilletto quando Giuliano Colella si gira per rientrare in macchina.
Dall'esame del telefono di Colella e dalle dichiarazioni della moglie, le indagini furono indirizzate su De Caro prima, e su De Rosa e Fedeli successivamente. Gli investigatori si convinsero che De Caro fosse il mandante e gli altri due gli esecutori materiali dell'omicidio (una svolta alle indagini la diedero anche due intercettazioni ambientali). Per quanto riguarda il movente, fu fatto risalire alla pressante esigenza della famiglia di Colella di recuperare un credito vantato al fine di bloccare la vendita della casa di famiglia. Portati a processo, De Caro, De Rosa e Fedeli nel dicembre 2015 furono condannati all'ergastolo. Oggi, il ribaltamento di quella sentenza, e l'assoluzione. Alla lettura del dispositivo, la madre della vittima ha avuto un leggero mancamento. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino