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Si sarebbe appostato dietro a dei cassonetti, nell’ombra, appena fuori dall’università John Cabot, per tenere d’occhio le studentesse che uscivano o che si apprestavano a rientrare nei loro alloggi. Avrebbe individuato due vittime e le avrebbe seguite, entrando in azione alla fine della serata, quando con la mente annebbiata dall’alcol non erano più in grado di difendersi. Le ha palpeggiate con insistenza e ha abusato di loro. Non si è fermato nemmeno quando una delle due, entrambe diciannovenni, gli ha scattato fotografie e ha immortalato le violenze in un video. Ora, però, Antonio Macrì, tassista di 34 anni, è finito in carcere con l’accusa di violenza sessuale. I fatti sono del 14 ottobre scorso: le ragazze hanno denunciato a distanza di pochi giorni l’una dall’altra e sono subito scattate le indagini degli agenti del commissariato Trastevere, coordinati dalla pm Daniela Cento. A incastrarlo, i filmati delle telecamere di sorveglianza dell’università, un testimone e alcune foto che l’indagato ha postato sui social.
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L’ORDINANZA
Ieri, l’arresto.
Si è appostato dietro i cassonetti. Il giudice sottolinea che Macrì «non ha esitato ad approfittare delle condizioni fisiche delle giovani che avevano evidentemente bevuto, come da entrambe dichiarato e come risulta dalle immagini acquisite, e che, dunque, con più fatica e meno lucidità avrebbero potuto opporsi all’aggressione». Non è tutto: il tassista avrebbe abusato di entrambe le ragazze. «Non si è placato con la violenza perpetrata ai danni della prima vittima - annota il gip - ma ha proseguito con l’altrettanto grave abuso in danno della seconda, e ciò nonostante la consapevolezza che la prima stesse registrando un video e scattando foto, a dimostrazione di un’assoluta e totale incapacità di controllo da parte dell’indagato dei propri istinti». I magistrati sottolineano anche un altro particolare: Macrì è stato processato e assolto in primo grado per fatti simili.
IL TESTIMONE
A incastrare il tassista, i filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona, ma anche le foto da lui pubblicate sui social. Fondamentali, infine, le foto scattate da una delle vittime e la testimonianza di una guardia giurata dell’università che, la notte della violenza, è stata ha sentito le urla. Uscendo dalla guardiania ha visto il tassista scappare esclamando: «Come urlano queste pazze».
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Il Gazzettino