ROMA - È stato pestato a sangue perché la sua auto si era bloccata per strada. Vincenzo Labate, 41 anni, incensurato, cognato di Raffaele Riefoli, in arte Raf, si è ritrovato...
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LA DINAMICA Quando i poliziotti sono arrivati Vincenzo Labate era cosciente, nonostante le botte. Ed era lucido anche mentre veniva portato in ospedale dall'ambulanza del 118. L'aggressione è avvenuta giovedì scorso poco dopo le 17, su un tratto di via Santa Rita da Cascia, periferia del Casilino.
IL RACCONTO I testimoni che hanno assistito al pestaggio hanno raccontato ai poliziotti delle volanti di avere visto due uomini riempire di cazzotti la vittima. «Si erano accaniti, erano di una violenza inaudita».
Ricoverato al policlinico di Tor Vergata, il cognato del cantante ha spiegato quello che era successo. «La mia macchina si è bloccata - ha detto agli infermieri - due uomini che mi stavano dietro a bordo di una Cinquecento nuovo tipo mi hanno insultato e poi all'improvviso mi hanno preso a pugni». Poche ore dopo Vincenzo Labate ha perso conoscenza e le condizioni sono diventate critiche. I medici del pronto soccorso hanno riscontrato che un pugno ha provocato una frattura al cranio e a un'orbita. L'uomo è finito in coma farmacologico ed è stato subito chiamato un neurochirurgo che ha sottoposto la vittima ad un delicato intervento. Il fratello della moglie di Raf, è ancora ricoverato, sembra che sia fuori pericolo anche se la prognosi rimane riservata. L'uomo abita poco distante da dove è stato aggredito,stava rincasando quando gli si è fermata la macchina. A trovarlo in ospedale è andato anche Raf, sconvolto per l'accaduto.
L'INDAGINE Ad occuparsi dell'inchiesta sono gli agenti del commissariato Casilino che stanno lavorando senza sosta per arrestare i responsabili della brutale aggressione. I poliziotti hanno effettuato un sopralluogo sia subito dopo il pestaggio ma anche la mattina seguente. Gli investigatori hanno la descrizione degli aggressori e sono riusciti a tracciare un identikit, e conoscono anche il tipo di macchina su cui viaggiavano.
Gli esperti della scientifica stanno visionando le telecamere della zona sequestrate subito dopo il pestaggio. È probabile che le telecamere abbiano registrato l'aggressione, o ripreso dei dettagli utili ad identificare i due picchiatori. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino