Referendum, tutti gli argomenti per sostenere, domenica, di aver vinto

Referendum, tutti gli argomenti per sostenere, domenica, di aver vinto
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ROMA Prepariamoci. Mancano quattro giorni al voto a sulla riforma costituzionale, ma i segnali non mancano. Anche stavolta non perderà nessuno. O quasi. La vittoria dell'uno o dell'altro fronte non dovrebbe ammettere discussioni, visto il quesito secco e che non permette sfumature, ma le variabili a cui attaccarsi sono tante per delegittimare la vittoria del fronte opposto. Mettiamoci quindi avanti con il lavoro.


Prima di tutto ci sarà da considerare il dato dell'affluenza. Il referendum costituzionale non ha quorum, Renzi a Il Messaggero ha detto ieri che basterà il 50% più uno per vincere o perdere perché così vuole la Costituzione. 
Nel 2001 - governo Berlusconi - quando si tenne il referendum costituzionale sulla modifica del Titolo V della Costituzione, l'affluenza fu del 34,1%. I Sì prevalsero con il 64, 20 e i No vennero sconfitti con il 35,80. Nel 2006 - governo Prodi - la riforma di Calderoli venne bocciata con il 61,29% dei No contro il 38,71% dei Sì e l'affluenza arrivò al 52,46%. Uniche regioni dove vinse il Sì furono la Lombardia e il Veneto. Nel primo caso si votò per solo un giorno, mentre nel 2006 le urne restarono aperte anche il lunedì.

In caso di vittoria dei Sì occorrerà quindi valutare il dato dell'affluenza (stavolta si vota solo domenica) perché a quel punto, c'è da scommetterci, gli sconfitti sommeranno la percentuale dei No con coloro che sono rimasti a casa e sosterranno che 'non è la Costituzione di tutti ma di una piccola parte del Paese'.
Se invece prevarranno i No, il risultato verrà letto non in percentuale, ma in milioni di Sì raccolti e paragonato ai numeri messi insieme dai soli due partiti ufficialmente schierati per il Sì - Pd e Ncd - alle ultime elezioni politiche o europee. 
In caso di vittoria dei Sì non mancheranno le reciproche accuse tra i vari esponenti dei partiti  che compongono il variegato fronte del No su chi ha tradito o non è riuscito a convincere il proprio elettorato che, sulla carta, avrebbe dovuto spazzare via la riforma senza tanti problemi.

Se prevale il No, l'area centrista di Pd e Ncd alzerà i toni della polemica interna sul perché il blocco di elettori moderati abbia preferito lo status quo piuttosto che la rottamazione di un pezzo di classe dirigente.
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Il Gazzettino