Pochi fedeli in chiesa, don Ennio sbatte la porta e lascia la parrocchia

Pochi fedeli in chiesa, don Ennio sbatte la porta e lascia la parrocchia
Uno dei personaggi che ha lasciato tracce incancellabili in Val Vibrata, di segno religioso ma non solo, se ne va dalla parrocchia di Corropoli, sua città natale e sua...

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Uno dei personaggi che ha lasciato tracce incancellabili in Val Vibrata, di segno religioso ma non solo, se ne va dalla parrocchia di Corropoli, sua città natale e sua ultima sede di apostolato, sbattendo metaforicamente la porta, lamentando poca partecipazione, poca collaborazione e, quel che è più triste, una sorta di boicottaggio alle sue iniziative, con fazioni di fedeli contrapposte, comunque non in linea con la sue proposte. Si tratta di don Ennio Di Giovanni, 48 anni di sacerdozio, nove dei quali, quelli iniziali, trascorsi a Valle Castellana (Macchia da Sole e Macchia da Borea), ben 23 a Torano Nuovo e 11 a Mosciano Sant' Angelo, per rientrare in Val Vibrata, a Corropoli, sua città natale, poco tempo fa.


Di Giovanni si è segnalato in vallata per aver insegnato a lungo al liceo di Nereto, per aver costruito tre case parrocchiali e due musei d'arte a Torano e a Mosciano. Anche sul piano sociale, don Ennio ha fatto sentire sovente la sua voce. Ancora nella memoria sono rimaste le sue battaglie in difesa dell'ospedale Val Vibrata di Sant'Omero. Tornato a Corropoli, però, ha trovato il gelo. «Non ho trovato - conferma il sacerdote, che è stato anche vicino a ricoprire la carica di vescovo anni fa - la collaborazione che mi aspettavo. Corropoli è la cittadina in cui sono nato e mi aspettavo ben altra partecipazione da parte dei fedeli. Pensate: ad una funzione religiosa c'erano solo 10/11 fedeli. Mi sono sentito mortificato. E sono arrivato alla conclusione di andarmene».

Don Ennio Di Giovanni sta uscendo da una brutta broncopolmonite che ne ha minato un po' il fisico. E' in fase di convalescenza in quel di Castellalto. «Ma non è per questo -precisa- che vado via e non tornerò più a Corropoli. La ragione vera è che sono stanco e deluso dal punto di vista religioso, cristiano. E pensare - aggiunge amaramente - che mi sono prodigato per rimettere in sesto la chiesa madre con interventi di oltre 300 mila euro». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino