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Le vittime sono i disperati delle carrette del mare, i migranti sud-sahariani e asiatici che si avventurano nel Mediterraneo partendo da Sfax, in Tunisia, diretti sulle coste siciliane. Non devono far fronte soltanto al pericolo dei naufragi e all’imprevedibilità delle correnti e del vento, ma anche a quello dei pirati. Perché diversi equipaggi di pescherecci tunisini hanno cessato di essere pescatori e si sono dedicati alla più lucrosa attività della pirateria. Inseguono in mare i barconi carichi di migranti per rubare i motori, i soldi e i telefoni cellulari. E se i disperati si oppongono agli assalti sbarrano il percorso alle carrette con i loro pescherecci, minacciano e intimidiscono i naufraghi con coltellacci. Sono diversi i casi sui quali la Procura di Agrigento, guidata dal reggente Salvatore Vella, ha lavorato nelle ultime settimane. Quattro nordafricani, dai 50 ai 43 anni, sono stati fermati, sono il comandante e dell’equipaggio del motopesca “Assyl Salah”.
Il gip ha già convalidato i fermi, disponendo a carico degli indagati la custodia cautelare in carcere, contrariamente a quanto era accaduto nei giorni scorsi in un’operazione analoga, che si era però conclusa con la scarcerazione dei quattro indagati per difetto di giurisdizione. Per la prima volta è stato contestato il reato di pirateria marittima, previsto dalla Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare di Montego Bay e dal codice della navigazione italiano. Le pene previste sono fino a 20 anni di reclusione.
L’OPERAZIONE
I quattro tunisini sono stati fermati dalla squadra mobile di Agrigento, dalla sezione operativa navale della Guardia di finanza e dai militari della Guardia costiera di Lampedusa.
I PRECEDENTI
Il racconto del tentato furto, per gli investigatori, non è stato una novità: alla fine di aprile una bambina di 4 anni è caduta in mare durante la traversata ed è annegata a causa dell’abbordaggio di un peschereccio tunisino che stava tentando di rubare il motore dell’imbarcazione. La prima volta che i sopravvissuti avevano parlato degli assalti in mare e dei furti era stato il 26 marzo. Una barca di 7 metri, con a bordo 42 persone, era stata trovata alla deriva e senza motore e i migranti avevano raccontato di un peschereccio tunisino il cui equipaggio li aveva derubati.
IL FENOMENO
Quasi la metà dei barchini che vengono soccorsi sono senza motore. Le bande di tunisini, a bordo di pescherecci, che li assalgono rivenderebbero poi i motori agli scafisti. Ma i nuovi pirati non aggrediscono i connazionali, le imbarcazioni prese di mira sono quelle cariche di gambiani, ivoriani, guineani, senegalesi, sudanesi e burkinabé.
La Procura ha avviato un lavoro di approfondimento del fenomeno con il comando generale delle Capitanerie, con il comparto aeronavale della Guardia di finanza e col mondo dell’accademia universitaria. Le informazioni acquisite sono state condivise con i Paesi esteri tramite i canali Interpol. «Questi arresti sono la conferma di quanto sia fondamentale contrastare l’immigrazione irregolare anche a tutela degli stessi migranti che finiscono nelle mani di criminali senza scrupoli che ne mettono a rischio la vita», ha commentato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che si è appellato, ancora una volta, al «dovere di tutti gli stati di agire insieme per sconfiggere questa piaga mondiale che riguarda i Paesi di origine, transito e destinazione delle vittime, per la maggior parte donne e bambini».
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