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Continua a destare preoccupazione la situazione del distretto del Po, nonostante le piogge degli ultimi giorni abbiano fatto guadagnare al fiume qualche centimetro. A rilevarlo è l'Autorità distrettuale del fiume Po, che nota come molte aree prese in esame, già particolarmente caratterizzate da mancanza prolungata di piogge da oltre 50 giorni, non abbiano ricevuto il minimo sollievo peggiorando così notevolmente lo stress del territorio, delle colture e dell'habitat. A questo si aggiungono le alte temperature di questi giorni (1-3 gradi più alte rispetto alle medie del periodo) in tutta la pianura Padana, che stanno influendo negativamente su tutte le forme di approvvigionamento idrico e sulla traspirazione del suolo.
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In alcuni sottobacini i valori si attestano alla soglia dell'emergenza quando non toccati dalla risorsa idrica del Po o serviti dalle acque dei grandi laghi alpini che, pur diminuendo viste le necessità, restano sufficientemente invasati. «Il contesto generale non è migliorato.
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Le aree in cui cresce il rischio di siccità più marcata sono la zona di pianura emiliana, la Romagna, le zone costiere Adriatiche ed entroterra Marchigiano soprattutto, l'area del Delta (Ferrara e Rovigo) dove si sta incrementando il fenomeno della risalita del cuneo salino e del Basso Piemonte (Biellese, Astigiano, parte del Vercellese e tutto il Cuneese), «in cui la morsa della siccità si sta facendo davvero più marcata e pericolosa». Il deficit nelle portate resta pesante: il 5 luglio a Pontelagoscuro (Ferrara) la portata risulta pari a 582 metri cubi al secondo, inferiore alle medie di periodo con uno scarto costante per tutto giugno di oltre il 30%. E le temperature dell'ultimo mese hanno ridotto il surplus di neve sull'arco alpino, facendo tornare i valori appena superiori alla media del periodo.
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