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Mentre Giuseppe Conte sta ancora valutando se basterà il “sano populismo” per riportare dentro il M5S anche l’ala dura del Movimento guidata da Alessandro Di Battista, nel Pd il dibattito resta rovente. Nicola Zingaretti ha provato ieri a silenziare lo scontro interno ricordando a tutti che il congresso - con tanto di primarie - ci sarà nel 2023.
Conte leader M5S? L'obiettivo è tornare a Palazzo Chigi ma l'impresa è ardua
La base riformista
L’effetto è stato opposto, come da qualche tempo accade. Aumentano infatti coloro che vogliono un “congresso entro l’anno” in modo da definire nuova strategia politica e un altrettanto nuovo organigramma. Il segretario è sempre più solo e inascoltato soprattutto dal suo gruppo dirigente che, come Gianni Cuperlo, sembrano orientarsi verso un congresso che non si a solo tematico. La corrente di Base Riformista si riunirà stasera, ma la linea è già decisa e conferma quel percorso che, dopo l’assemblea di metà mese dovrebbe portare all’indizione dei congressi locali.
Giuseppe Conte verso la leadership M5S. Grillo lo vorrebbe a capo da solo (ma i big frenano)
Il sondaggio: cresce M5S, cala Pd
Una linea perseguita con paradossale tenacia soprattutto nella fase agonica del Conte2 il cui risultato è una crescita del M5S oltre il 20% proprio al danni del Pd. I dati dei sondaggi e la scelta dell’ premier di mettersi alla guida del Movimento, fanno tramontare l’ipotesi del Conte-federatore. Ma tutto ciò lascia di nuovo il Nazareno senza bussola strategica, se non la ricerca di meccanismi che permettano la conservazione del potere.
Svanita l’idea dell’alleanza organica con i grillini, torna infatti l’idea di puntare su una modifica della legge elettorale che permetta ai dem di andare da soli e, solo dopo il voto, cercare alleanze. Il sistema proporzionale - magari con tanto di preferenze in modo da mettere in difficoltà i 5S - rischia di essere l’unica scialuppa in grado al Pd di competere e di evitare un’altra scissione.
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Il Gazzettino