Va a cena a Ferragosto e si ammala gravemente: «Parassita nelle alici marinate»

Va a cena a Ferragosto e si ammala gravemente: «Parassita nelle alici marinate»
C'è un processo in corso nel Tribunale di Lecce che dovrà stabilire se è vero che un commensale di un ristorante del Basso Salento abbia contratto una...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
C'è un processo in corso nel Tribunale di Lecce che dovrà stabilire se è vero che un commensale di un ristorante del Basso Salento abbia contratto una infezione causata dal parassita anisakis presente nel pesce crudo. In una porta di alici marinate, per l'esattezza.


LEGGI ANCHE Formaggi ritirati dai supermercati, sono a rischio Escherichia coli: ecco i lotti pericolosi per la salute

E' il processo apertosi ieri mattina con il giudice della prima sezione penale, Maddalena Torelli, che vede imputato Graziano Rizzo, 48 anni, di Andrano, nelle vesti di gestore del Carpe Diem situato nello stesso paese. E' il processo nato dalla denuncia presentata da E.E, 52 anni, imprenditore di Tricase costituitosi parte civile con l'avvocato Stefano Stendardo per chiedere, fra le altre cose, un risarcimento di 100mila euro: la cena della sera di Ferragosto del 2014 avrebbe avuto conseguenze devastanti sulla sua salute. Avrebbe contratto una patologia - ed è questa una delle circostanze che dovrà accertare il processo - che lo costringe ancora oggi, dopo quattro anni, a recarsi mensilmente all'ospedale Gemelli di Roma per sottoporsi ad una terapia.

Si tratta in realtà di un caso che sta procedendo a piccoli passi sul binario della giustizia che si pone la verità come capolinea: quattro anni dalla denunci all'apertura del processo. E la prossima udienza è stata fissata il 28 gennaio del 2020.
Da quel momento saranno sentiti testimoni e consulenti il cui esame servirà a dire se sia possibile dimostrare o meno un nesso fra la patologia contratta da E.E., con il pesce crudo consumato la sera del 15 agosto di quattro anni fa in quel ristorante.

Secondo la ricostruzione dell'inchiesta condotta dalla Procura di Lecce con la polizia municipale di Andrano, quella sera al tavolo dell'imprenditore di Tricase c'erano altre undici persone. Una cena a base di pesce. Per cominciare, frutti di mare crudi, insalata di polpo ed alici marinate.
La mattina successiva soffrirono malesseri, chi più e chi meno, i partecipanti a quella tavolata. Malesseri passeggeri. Andò peggio a E.E.: dissenteria, vomito e presto febbre con picchi fino a 40. Fu ricoverato nell'ospedale di Poggiardo dove gli fu diagnosticata una intossicazione da anisakis. Attribuendo questo parassita alle alici marinate. Al pesce azzurro, possibile portatore di quel batterio, piuttosto che il polpo o i frutti di mare crudi.

A fine ottobre sporse la denuncia che ha dato vita al processo che contesta le lesioni colpose, con incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un periodo superiore a 40 giorni.
E questo è il fronte dell'accusa e della ricostruzione fatta dal commensale costituitosi parte civile. Il processo riparte da zero, la verità sarà quella che emergerà dall'aula del Tribunale. Sarà chiarito, fra le altre cose, se quel ristorante abbia servito pesce crudo e se per questo fosse dotato di abbattitore con temperature idonee a rendere innocuo il batterio anisakis.
Ieri intanto il difensore dell'imputato, l'avvocato Francesco Accoto, ha chiesto, fra le eccezioni preliminari, che fosse dichiarata la genericità del capo di imputazione per la mancata indicazione del nesso causale. Eccezione rigettata dal giudice.

Se ne riparlerà, ma stavolta nel merito del processo, a gennaio del 2020.

  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino