Alba è una bimba affetta da sindrome di down, è stata abbandonata in ospedale alla nascita e, prima di essere adottata, è stata scartata da ben sette...
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Morta Mariasilvia Spolato, la prima donna italiana a dichiararsi gay
«In realtà prima pensavamo di ricorrere a una madre surrogata - prosegue - poi capimmo di poter dare un’opportunità a un bambino difficile da collocare. Da quando avevo 14 anni faccio volontariato e lavoro con disabili e quindi ritenevo di avere gli strumenti adatti per farlo. Dopo la separazione con il mio compagno, è stata l’opzione che per me ha prevalso. Così ho fatto richiesta nel registro speciale che consente ai single di adottare in condizioni particolari». Luca, che a Napoli ha fondato ben tre associazioni per i disabili, racconta il suo primo incontro con Alba: «Era il 27 luglio quando l’ho vista la prima volta. Un’emozione enorme. Mi dissero subito di cambiarla e io lo feci, tra l’altro lei era buonissima da piccola. Ora è più vivace, ma comunque non è una piagnona, è allegra. La prima notte insieme l’abbiamo passata da soli, perché ho pensato che dovevo cimentarmi subito nel suo accudimento. Altrimenti avrei cercato sempre l’aiuto di amici e familiari. È andata bene, ma per il primo bagnetto, nella casa di campagna, eravamo un esercito. Tanti amici e ragazzi delle associazioni che la volevano vedere e festeggiare».
Quando gli viene chiesto come immagina la vita di Alba, non ha dubbi Luca a rispondere: «Spero bellissima. Potrebbe lavorare come me nel sociale, ma, chissà, fare mille altre cose. Già da ora le piace cantare e ballare. Andrà a scuola, avrà amici e io la sosterrò». E il papà, che ora è single, troverà un nuovo compagno? «Se lo troverò sarà quello giusto, perché prenderà tutto il pacchetto». Una famiglia senza dubbio alternativa, anticonvenzionale, ma piena di sentimenti e valori sempre più difficili da trovare al giorno d'oggi.
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Il Gazzettino