Niccolò Bettarini, non fu rissa. È il procuratore generale a fare il punto: coltellate, calci e pugni per uccidere il figlio di Simona Ventura. Volevano...
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La corte d'Appello poco fa ha confermato le condanne. La Corte d'Appello di Milano ha corretto un errore di calcolo del giudice di primo grado e ha quindi condannato a pene lievemente ridotte tra i 5 e gli 8 anni di carcere i 4 giovani, processati con rito abbreviato (con l'accusa di tentato omicidio), per aver colpito Niccolò Bettarini con coltellate, calci e pugni il primo luglio 2018 fuori dalla discoteca milanese 'Old Fashion'. I giudici, confermando la sentenza di primo grado, hanno disposto un risarcimento, in via provvisionale, di 200mila euro per Bettarini jr.
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La requsitoria del procuratore generale. Il procuratore generale per il resto ha proposto la conferma dei 5 anni e 6 mesi per Alessandro Ferzoco e dei 5 anni per Andi Arapi. Il pg ha affermato che «le coltellate penetranti inferte in prossimità degli organi vitali» a Bettarini jr aggredito in un luogo «scarsamente illuminato» e «da un gruppo indeterminato di persone di cui ne sono state individuate solo 4 e delle quali uno armato configura il tentato omicidio» e non rissa.
Prima del pg, che ha chiesto ai giudici di rigettare i motivi d'appello delle difese e la tesi secondo cui gli imputati sarebbero stati provocati dal figlio di Simona Ventura, Caddeo ha reso dichiarazioni spontanee. «Mi spiace per quel che è successo - ha affermato in aula - Non era mia intenzione, ma era solo per reagire a una provocazione». A questo proposito il sostituto procuratore generale ha fatto notare: «Anche se dessimo per scontato che Bettarini ha dato per primo un pugno, questo giustifica nove coltellate date per uccidere?». E poi, ha ricostruito il pg, che ha condiviso la sentenza di primo grado, «tutti hanno visto il coltello e tutti hanno continuato a pestare Bettarini».
Gli avvocati Mirko Perlino e Daniele Barelli, legale di Alessandro Ferzoco e Albano Jakej (entrambi ai domiciliari) hanno sostenuto che quella sera «il primo che è partito con un pugno è stato proprio Bettarini», che nessuno conosceva e men che meno sapeva che era il figlio della conduttrice tv. Per Barelli poi la causa di tutto sarebbe stata la sua ragazzina di allora, che lo «ha fomentato». Per l'avv. Fabrizio Cardinali, Andi Arapi, «non sapeva del coltello e non se ne è accorto nemmeno dopo». Eccetto quelli di Caddeo, tutti i difensori, hanno affermato che i loro assistiti non sapevano dell'esistenza dell'arma con cui è stato accoltellato Niccolò Bettarini.
Il Gazzettino