Diciotto anni di reclusione per il “capitano” e cinque per il suo secondo. È questa la sentenza emessa dal Gup di Catania, Daniela Monaco Crea, nei confronti di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Venivano da Mali, Gambia, Etiopia e Senegal: la maggior parte restarono intrappolati nella stiva della nave, lì dove erano stati rinchiusi dagli scafisti e dove la polizia ha ritrovato le salme. Solo 28 i superstiti di quel tragico giorno. Malek e Bikhit sono stati condannati in seguito ad un processo con rito abbreviato. Il Gup, dunque, ha respinto la difesa dei due che si sono dichiarati sin dall’inizio semplici passeggeri. Makel, poi, ha sempre sostenuto anche la sua volontà di rimanere nel nostro Paese: «Sono stato due anni e mezzo in Italia e ho un figlio piccolo da un’italiana: la voglio sposare e riconoscere il bambino. È la verità. L’ho sempre detto, così come ho subito fatto il mio nome e detto che ero un passeggero».
In base alle ricostruzioni degli inquirenti, i due furono responsabili del sovraffollamento del barcone e Malek artefice di quella manovra che provocò lo scontro con il mercantile King Jacob che si stava prodigando per soccorrerli. La difesa ha fatto leva su un incidente navale in cui non c’è scatola nera: la polizia, infatti, è riuscita a sequestrarla dieci giorni dopo, ma riportava soltanto le ultime 12 ore. Ma le accuse sono rimaste di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e, per il “comandante”, anche di omicidio colposo plurimo e naufragio. Non solo. Perché una delle condanne accessorie, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dall’esercizio della patria potestà, è una sanzione pari a circa 15mila euro per ogni vittima: si tratta di oltre 9 milioni di euro ciascuno. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino