«Non augurerei a nessuno di vivere un'esperienza del genere e vi assicuro che il dolore e l'umiliazione che si prova sono emozioni che non si possono descrivere....
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Nel post di oggi, il giovane italiano si rivolge agli organizzatori della serata, che, spiega, «oltre a negare, ovviamente, il fatto non rispondono alla mia domanda», cioè «perché io ero l'unico tra i miei amici che doveva fare la fila nell'altro ingresso».
«Voglio precisare - aggiunge il giovane - che io ed i miei amici eravamo tutti nella stessa condizione. Avevamo tutti la stessa modalità d'entrata ma la cosa grave è che non mi era stato chiesto niente prima. Non mi è stato chiesto se volevo entrare in lista, in tavolo o in un altro modo. Per assurdo tutto ciò è accaduto addirittura prima che mi venisse chiesto la carta d'identità. Dunque le uniche circostanze che avrebbero potuto giustificare un trattamento diverso sono da escludere. Ho 4 amici che hanno assistito. Tutti eravamo senza parole e come immaginavo altre persone hanno subito il mio stesso trattamento quindi la cosa andrà avanti e prenderà forza».
Abi Zar racconta di essere laureato in giurisprudenza: «Sto facendo un master in diritto internazionale a Londra ed ho da sempre la voglia e speranza di migliorare le cose combattendo anche e soprattutto le discriminazioni», scrive. «Sono molto deluso, triste, e mi sento ripudiato dal paese che dovrebbe rappresentare casa mia ma che raramente lo è stato e ormai non lo è piú.
Il Gazzettino