Migranti, Rackete a Bruxelles: «Dov'era l'Ue quando ho chiesto aiuto?». Ira Salvini e Fdi

«La mia decisione di entrare in porto con la Seawatch3 dopo 17 giorni in mare senza ricevere risposta non fu una provocazione come molti hanno detto. Ma...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«La mia decisione di entrare in porto con la Seawatch3 dopo 17 giorni in mare senza ricevere risposta non fu una provocazione come molti hanno detto. Ma un'esigenza». Così la comandante della Sea Watch Carola Rackete nell'audizione all'Eurocamera. «Ritenevo che non fosse più sicuro restare in mare e temevo per quanto poteva accadere», aggiunge. Dopo l'episodio della Seawatch3 «ho ottenuto attenzione dalle istituzioni, ma dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto?»  «L'unica risposta che ho avuto allora», ha incalzato rievocando la vicenda di giugno, quando forzò il blocco della Guardia di Finanza per attraccare a Lampedusa, «è stata da Tripoli, dove non potevo andare. In Europa, la culla dei diritti, nessun governo voleva 53 migranti. È stata una vergogna. Le istituzioni mi hanno attaccata», dice, «Sono stata lasciata sola. I governi hanno eretto muri, come se sulla nave ci fosse la peste»


LEGGI ANCHE Migranti, Dimitris Avramopoulos: «A Malta solo un documento, un accordo per ora non c'è»



LEGGI ANCHE...Salvini, dalla Sea Watch alla Diciotti: le grane giudiziarie dell'ex ministro dell'Interno


«​La ricerca ed il salvataggio in mare sono operazioni che rientrano nel diritto internazionale, non so come abbia fatto l'Italia ad approvare una legge che non rispetta il diritto internazionale», ha detto in un altro passaggio del suo discorso la comandante, «Basta con i discorsi d'odio perché hanno un impatto diretto sui cittadini». Per le inchieste penali che la vedono coinvolta in Italia «sono tranquilla», ha fatto però sapere Rackete, perché «sono giustificata dalla legge e dalla morale»

LEGGI ANCHE Mercantile dirottato a Malta, sbarcati i 108 migranti
LEGGI ANCHE Sea Watch, Carola Rackete: «Felice di aver chiarito in procura, l'Ue agisca»

E ancora: «Provo tristezza in questo anniversario in cui si ricorda la perdita di oltre 300 vite umane nel Mediterraneo centrale, perché l'Unione europea ricorre sempre più all'esternalizzazione dei salvataggi con deleghe a Paesi in guerra come la Libia, violando le leggi internazionali». «Il nostro caso come quello di altre ong sottolinea la necessità di affrontare la situazione dei salvataggi in mare a livello europeo, che non può essere lasciata a negoziati ad hoc». E anche «un meccanismo di ricollocamenti temporaneo, focalizzato sui rimpatri piuttosto che sull'accoglienza non è una soluzione realistica». La risposta, per Rackete, è una sola: «La riforma del regolamento di Dublino è attesa da tempo, ma la soluzione è la creazione di canali legali verso l'Europa
».

LEGGI ANCHE Salvini: «Querelato da Carola Rackete? Non vedo l'ora di guardarla in tribunale»

Il discorso della "capitana" ha ricevuto l'avvallo del Parlamento Europeo, che lo ha abbracciato con una standing ovation lunga dieci minuti. Dure le parole di Matteo Salvini che, a margine di una visita in un'azienda di Bastia Umbra, è tornato all'attacco della Rackete: «In un Paese civile una che ha rischiato di uccidere cinque militari italiani in servizio sarebbe in galera e non in Parlamento europeo a dare o fare lezioni. Si occupasse della sua Germania che all'Italia e agli italiani ci pensiamo noi». E dalle fila degli europarlamentari di Carroccio e FdI sono piovuti commenti che bollavano l'incontro come «inaccettabile» e «indegna sceneggiata», con accuse di parzialità al Parlamento europeo, che ha «imbavagliato» partiti che rappresentano milioni di italiani.

LEGGI ANCHE Migranti, il piano per i rimpatri: estendere alla Tunisia lo status di porto sicuro

Intanto dall'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa è arrivato l'appello per una nuova missione navale dell'Ue per i salvataggi nel Mediterraneo, ma con gli italiani spaccati sul voto finale: Pd a favore, M5S astenuto, Lega e Fi contrari. E mentre il commissario Ue uscente per le Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, è andato ad Ankara con i ministri dell'Interno di Francia e Germania, Christophe Castaner e Horst Seehofer, per correre ai ripari dopo i nuovi picchi di arrivi in Grecia, dalle statistiche di Eurostat è emerso che l'Italia, nel 2018, è stato il primo Paese nell'Ue, con 41.900 domande, per le richieste ricevute dagli Stati partner di trattare le procedure di asilo,

in base al regolamento di Dublino, secondo il quale è il Paese di primo ingresso dei migranti a doversi far carico dell'iter. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino