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Il primo femminicidio dell’anno si compie a “casa del diavolo”, in un luogo sperduto che qui tutti considerano una specie d’inferno. Una lite, le parole pesanti poi l’aggressione nel tugurio sperduto nelle campagne intorno al Monte Soratte, a 50 chilometri da Roma, in cui marito e moglie vivevano in condizioni igienico-sanitarie disastrose. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti lui, Giulio Camilli, 74 anni, conosciuto in paese come “Capelli impicciati”, ha afferrato una padella tra gli utensili in cucina e con forza ha colpito ripetutamente la moglie, Rosa D’Ascenzo, “Rosetta”, di due anni più piccola. E quando era già morta, ha caricato il corpo nella sua auto, ha affrontato i saliscendi della località “Quattro confini” nel buio più fitto guidando tra i viottoli sterrati immersi nella boscaglia fino a raggiungere l’ospedale di Civita Castellana, dove pochi minuti prima delle 22, ha consegnato la moglie ai medici: «È caduta dalle scale».
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Una versione a cui i camici bianchi non hanno creduto fin da subito. Ed è bastato guardare i segni e i lividi sul capo e sugli arti, infatti, per rendersi conto che le ferite, così profonde e concentrate sulla testa, erano incompatibili con la caduta accidentale riferita dal coniuge.
IL FIGLIO SCONVOLTO
«Ma mai erano emersi problemi di violenza, se così fosse stato avremmo agito in maniera differente». A quanto pare, Capelli impicciati e Rosetta avevano fissato il loro domicilio a casa del figlio Luca che abita a Fiano e che da tempo si era allontanato da quella situazione, sposandosi e crescendo due figli. Ieri, raggiunto al telefono dal sindaco, sconvolto, si è detto incredulo: «Nulla faceva presagire un fatto tanto grave». Che cosa sia successo esattamente nella casa diroccata - dove pure i servizi sociali avevano appurato ci fosse comunque elettricità e acqua -, però, è tutto da accertare. «In considerazione della gravità del reato commesso e dell’incertezza del luogo di dimora dell’indagato, dopo il sequestro dell’abitazione, sussistendo il concreto pericolo di fuga dell’uomo», scrive Andrea Calice, il procuratore facente funzioni di Tivoli in una nota, «è stato emesso il decreto di fermo».
LE ARMI RITIRATE
Camilli sarà sentito dal gip per l’interrogatorio di convalida nelle prossime ore. In passato all’uomo erano state ritirate delle armi, fucili di cui era in possesso, perché ritenuto una persona con «carattere estremamente litigioso». Eppure non risultano denunce o interventi delle forze dell’ordine per aggressioni domestiche da “codice rosso”, il percorso per prevenire la violenza di genere. Anche se sono in corso da parte degli investigatori ulteriori accertamenti, anche di natura tecnica, non solo per verificare se vi fossero stati dei fattori di rischio tali da consentire di prevenire il femminicidio.
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