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Mahmoud Abdalla, l'omicidio del giovane egiziano ad opera dei suoi datori di lavoro non cessa purtroppo di offrire elementi drammatici. Gli inquirenti stanno comnpletando la ricostruzione del delitto. Il Gip del tribunale di Genova nell'ordinanza di custodia cautelare aggiunge nuovi particolari. Tito e Bob, i due parrucchieri egiziani accusati dell'omicidio del loro dipendente, dopo aver ucciso il 19enne e averne smembrato il corpo andarono «a svagarsi». Lo «Sono usciti nella notte per motivi di svago, elemento che smentisce in modo certo che uno dei due avesse agito sotto minaccia o in preda al panico» e poco dopo l'omicidio hanno avuto «un atteggiamento leggero e privo di pensieri». Il Gip sottolinea anche come i due abbiano collaborato «spartendosi in modo quasi scientifico i compiti» nell'omicidio.
Ucciso e mutilato a Genova, i sommozzatori dell’Arma cercano la testa di Mahmoud tra gli scogli
Mahmoud voleva denunciared i datori di lavoro
Sembra che la vittima durante l'alterco che ha preceduto l'omicidio abbia minacciato il suo carnefice, egiziano come lui, di denunciarlo nuovamente perché lo pagava in nero. Lo aveva già fatto il 19 giugno scorso quando la Guardia di Finanza fece un controllo nella barberia di via Merano, nel quartiere genovese di Sestri Ponente. Abdalla disse che non era in regola. Non è chiaro se a chiamare le Fiamme gialle sia stato proprio lui, oppure se fosse in corso un controllo di routine. Intanto, è sbarcato a Genova il Ris di Parma.
Il Gazzettino