Riviste patinate, vita lussuosa. Poi l'altro lato della storia da copertina: un copione fatto di agguati, pestaggi, rapine, estorsioni, soldi prestati a strozzo e omicidi....
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Magliana, agguato davanti all'asilo: pregiudicato ucciso da killer in scooter
Agguato alla Magliana, dopo due anni a Roma tornano i regolamenti di conti
IL PROCESSO
Mondi che s'incontrano anche nelle aule di tribunale. Perché nel 2014 la Pisnoli e Gioacchini erano stati arrestati insieme, proprio per i taglieggiamenti a Ieffi. Due batterie di recupero crediti distinte, ma comunque intrecciate, con nomi che ritornano. La Pisnoli pretendeva dall'imprenditore 150mila euro come contropartita per un investimento sbagliato nel settore del fotovoltaico. Gioacchini, invece, voleva la restituzione con interessi a tassi usurari di un prestito. A pesare sull'accusa della Pisnoli, un avvertimento a Ieffi, intercettato: «Sai quanto ce metto a fa' ammazza' na persona? Basta che metto 10 mila euro in mano a un albanese». L'imprenditore, nel luglio del 2013, era stato picchiato a sangue nel superattico all'Eur dove la modella aveva poi trascorso 6 mesi ai domiciliari. Gli esecutori materiali del pestaggio, Francesco Milano, fratello di un ex fidanzato della Pisnoli, e il consulente d'affari Francesco Camilletti, sono a processo insieme a lei. Altri due picchiatori Manuel Severa e Simone Di Matteo, sono già stati condannati rispettivamente a 7 anni e 2 mesi e 6 anni e mezzo. Sono proprio loro due che ritornano anche nella vicenda che vede protagonista Andrea Gioacchini e i due fratelli. Lui aveva patteggiato una condanna a 8 mesi in continuazione con altre sentenze che lo hanno tenuto in carcere fino a 5 giorni fa. «Avevo appuntamento con Ieffi per chiarire, è arrivato con Severa e un altro a casa mia - aveva detto la Pisnoli interrogata - Improvvisamente Severa lo ha accusato di un bonifico falso e la situazione è precipitata. Volevo chiamare l'ambulanza, la polizia, ma ho avuto paura».
LA VIOLENZA
All'epoca dell'arresto, il Riesame aveva parlato di violenza «brutalmente esercitata a fronte di una pretesa infondata e per scopi anche egoistici, nel senso che attorno alla Pisnoli ruotano personaggi, oltre che violenti, anche melliflui, pronti a tutto pur di speculare». Una violenza che si è manifestata «attraverso il ricorso al prestito a usura che ha lasciato poco scampo alla vittima, il cui tenore di vita sopra le righe ha costituito l'humus sul quale si sono innescate le attività criminali». Dai Gioacchini, Ieffi aveva ottenuto 100mila euro. I fratelli si erano poi fatti dare e promettere denaro con tassi usurari «pari al 1.153 per cento». Per l'accusa, i Gioacchini, «autori morali», con Severa e Di Matteo, «esecutori materiali», avrebbero poi costretto Ieffi a pagare «mediante atteggiamenti intimidatori», scaturiti in un secondo pestaggio.
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Il Gazzettino