Prima le avrebbe palpeggiato i fianchi, poi i seni, infine l’avrebbe sbattuta a terra mettendosi sopra di lei e toccandola nelle parti intime. Un universitario di Chieti, di...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
È fine febbraio quando la giovane incontra nella biblioteca dell’ateneo quel collega definito focoso. Il 24enne le chiede che ore sono, e con la scusa si presenta. La stessa sera la ragazza, il giovane appena conosciuto e a un amico di lui vanno a cena in una paninoteca. Poi tornano alla d'Annunzio. Quando l’amico va via, l’universitario mette le mani sui fianchi della giovane e tenta di baciarla. La studentessa si oppone e lui non va oltre. «Nei giorni seguenti - ricostruiscono gli investigatori - la corte continua, sempre con modalità molto dirette, avendo il giovane esternato l’attrazione fisica verso la ragazza, con la volontà di portare il rapporto a un livello più elevato». Da qui una serie di messaggi su Whatsapp. Gli investigatori definiscono il corteggiamento «pressante e, a tratti, inquietante. Ma lo spasimante, nonostante i continui rifiuti della ragazza, non desiste».
Secondo l’accusa, l’episodio più grave avviene il 10 aprile, in via dei Vestini: l’indagato «prova con la forza a far accettare le proprie avance alla malcapitata, palpeggiandola ripetutamente e costringendola a ricevere un bacio sulle labbra, serrandole le braccia, sino a causarle lividi sui polsi, finché lei riesce a divincolarsi e a fuggire». La ragazza, che si è fatta medicare in pronto soccorso (prognosi di due giorni), ha avuto il coraggio di raccontare tutto a un’amica e di denunciare il 24enne ai carabinieri, comandati dal luogotenente Filippo Scarcia. Il pm Giancarlo Ciani ha chiesto e ottenuto i domiciliari. Il gip parla di «assoluta convinzione di impunità» da parte dell’indagato. Il motivo? Quando la vittima, dopo l’ultimo atto sessuale, gli ha detto che era pronta a telefonare ai carabinieri, il giovane le ha risposto «chiamali, chiamali» con aria strafottente. Per il giudice l’episodio evidenzia «un tratto della personalità dell’indagato, da sottolineare per individuarne l’atteggiamento nei confronti della legge e delle forze dell’ordine». Il gip chiude così: «Vi è da ritenere che, in assenza di un controllo giudiziale, il ragazzo torni a commettere reati della stessa specie di quelli per cui si procede. La misura applicata è l’unica in grado di esercitare un effetto deterrente, considerando l’atteggiamento di impunità e assoluta “sordità” ai reiterati e costanti rifiuti della giovane ad avere qualsiasi forma di rapporto con l’indagato». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino