Salvini-Meloni-Tajani, l'intesa sotto il palco: non parliamo di Mes

ROMA Sotto un sole giaguaro, meglio non agitarsi troppo. E così nel retropalco Giorgia Meloni (con mini ventilatore rosa a pile a forma di topolino), Matteo Salvini...

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ROMA Sotto un sole giaguaro, meglio non agitarsi troppo. E così nel retropalco Giorgia Meloni (con mini ventilatore rosa a pile a forma di topolino), Matteo Salvini (camicia bianca, madida di sudore, fuori dai jeans) e Antonio Tajani (l'unico in giacca, seppur senza cravatta) stringono un patto di non belligeranza. «Ovviamente non parliamo di Mes», dice il vicepresidente di Forza Italia con tono risolutorio, ma preoccupato. La leader di Fdi annuisce, provata dall'afa («Qui mi sciolgo»). E quello della Lega conferma: «Il Mes? L'ho cancellato dai miei appunti, vedi?». E in effetti nei tre interventi degli altrettanti capi del centrodestra, l'argomento più divisivo del momento non sarà nemmeno sfiorato. Puff: evaporato.


D'altronde sono 30 gradi, umidità del 60%: perché affannarsi? «Meglio la Valtellina, sa?», scherza Roberto Calderoli, in bermuda stile Pontida, grande maestro di numeri e regolamenti in Senato, dove dovrebbe partire la «spallata di settembre al governo» che tutti dicono di volere, ma a cui nessuno crede fino in fondo. «Arriveranno un po' di senatori grillini da noi», annuncia Calderoli senza dire quando. Allora è fatta, no? «Macché Renzi si sta muovendo con i parlamentari campani di Forza Italia: ne prenderà altri, dopo Carbone».

Ma quindi la cacciata del governo è un sogno di inizio estate o rischia di essere un'insolazione in questa piazza del Popolo, per nulla piena, e trasformata in un labirinto di «entrate» e «uscite» in virtù del distanziamento fisico? «Al voto subito!», strilla il titolo cubitale della rivista sovranista Nazione futura, per l'occasione in versione cartacea. Ma in molti, specie tra i colonnelli meloniani-salvianiani, guardano con diffidenza alle mosse di Berlusconi. La senatrice Maria Rosaria Rossi e un gruppetto di vestali forziste cercano un angolino d'ombra. E magari vorrebbero stare in Provenza, anche loro.

«Ma quando finisce?», chiede una parlamentare azzurra. Cosa: il governo o il comizio, onorevole? «No, scusi, riflettevo ad alta voce». «Dubito che dopo le regionali si riuscirà a far saltare l'esecutivo. Magari Zingaretti entrerà a fare il vicepremier e al suo posto candiderà Sassoli», sospira e vaticina Claudio Durigon, antenna di Salvini a Roma e nel Lazio.

SUL PALCO
Intanto, la giornalista moderatrice Maria Teresa Maglie, capelli biondi con ciocche blu, manda messaggi rincuoranti: «Il Paese potrebbe essere svenduto a pezzi, magari dagli stessi cinesi che ci hanno impestato». Si cercano parole chiave comuni e condivisibili. Anche se i gazebo di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia segnano i diversi approcci dei partiti. In quello azzurro, per esempio, si raccolgono le firme per Berlusconi senatore a vita. Maurizio Gasparri si affanna a scacciare i fantasmi degli inciuci «La piazza di stamattina stronca e boccia tutte le affermazioni o le sviolinate del premier, che Forza Italia considera incompetente e ipocrita».
Le due anime della destra, Matteo e Giorgia, si sono divisi il lavoro. Il primo ha lanciato l'iniziativa, la seconda ha messo il suo partito a gestire il complicato servizio d'ordine e tutta la logistica dell'evento. «Senza di noi sarebbe stato impossibile», ammette la consigliera regionale di FdI del Lazio, Chiara Colosimo. Si cercano dunque slogan per stare insieme e dissimulare le distanze: «Libertà, libertà», urla Tajani.

Siccome la competizione tra FdI e Lega ormai è palpabile, e anche i simpatizzanti del Carroccio iniziano a guardare con ammirazione «a Giorgia» (mentre una volta era il contrario, come ammette Guido Crosetto), si attende proprio l'arrivo di Meloni per iniziare. E l'ultima dei tre tenori a presentarsi, accompagnata dal compagno Andrea Giambruno, che paziente si mette in prima fila, a prova di ustione. «Voglio tutti seduti», intima la presidente di Fratelli d'Italia a chi gestisce questo forno a microonde all'aria aperta.


Le canzoni sparate dal palco fanno il resto. I big forzisti (pochi) si emozionano con Gli anni d'oro degli 883, tutti gli altri con Cesare Cremonini (Domani sarà/un giorno migliore/vedrai). Dopo il palco i selfie. E anche il rito divide nell'approccio il centrodestra: Tajani preferisce evitare; Salvini si dà in pasto alla fola che lo tocca, lo abbraccia, lo invoca (le mascherine sembrano essere inutili orpelli), Meloni ha organizzato dei punti per strada con adesivo per terra con su scritto: Se vuoi una foto con Giorgia aspetta qui. Dopo due ore anche questa è fatta, e comincia a piovere. Il popolo del centrodestra forse sarà pure unito. Ma di sicuro è un po' bagnato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino