OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
È ancora caos nel M5s. Dopo il braccio di ferro tra il leader del Movimento Giuseppe Conte e il ministro Luigi Di Maio, è stato Beppe Grillo a entrare a gamba tesa nello scontro. Il garante dei Cinque stelle ha detto, senza fare troppi giri di parole, «no al terzo mandato»: così facendo dei 227 parlamentari pentastellati sarebbero in 66 a rimanere fuori dalle liste perché alla fine del loro secondo mandato tra Senato e Montecitorio. «Appare sempre più opportuno estendere l'applicazione delle regole che pongono un limite alla durata dei mandati - ha scritto Grillo nel suo blog -. Alcuni obiettano, soprattutto fra i gestori che si arroccano nel potere, che un limite alla durata dei mandati non costituisca sempre l'opzione migliore, in quanto imporrebbe di cambiare i gestori anche quando sono in gamba: "cavallo che vince non si cambia" sembrano invocare ebbri di retorica da ottimati. Ciò è ovviamente possibile, ma il dilemma può essere superato in altri modi, senza per questo privarsi di una regola la cui funzione è di prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo», prosegue.
Di Maio: diventiamo partito dell'odio
Dopo Grillo sono arrivate anche le parole di Di Maio a Castellamare: «Mi sono permesso semplicemente di porre dei temi per aprire un dibattito su questioni come la Nato, la guerra in Ucraina, la transizione ecologica e ho ricevuto insulti personali come quello che ho visto sui giornali stamattina.
La settimana clou
Si prospetta una settimana infuocata quindi per il Movimento 5 Stelle. Non solo la risoluzione sull'Ucraina del 21 giugno. È in programma un'assemblea congiunta dei parlamentari per mercoledì 22. E il giorno dopo, giovedì, è atteso a Roma il garante Beppe Grillo, che proprio oggi è tornato a far sentire la sua voce blindando, ancora una volta, la regola del doppio mandato.
Leggi l'articolo completo suIl Gazzettino