Il Tar sta con l’Esercito: «Dire grasso al caporale non è body shaming»

I giudici hanno respinto il ricorso di un soldato contro la valutazione del superiore

Il Tar sta con l’Esercito: «Dire grasso al caporale non è body shaming»
Per fare parte delle Forze Armate è necessario mantenersi in forma ed essere in grado di sopportare e portare a termine prove fisiche di alto livello. Non si tratta di...

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Per fare parte delle Forze Armate è necessario mantenersi in forma ed essere in grado di sopportare e portare a termine prove fisiche di alto livello. Non si tratta di un’affermazione ovvia, perché il caso è stato appena discusso in un tribunale. Il fatto che un superiore sottolinei in una scheda di valutazione l’eccessivo peso di un soldato non è sbagliato, secondo il Tribunale amministrativo della Toscana. La censura, per i magistrati, non rientra tra le pratiche di body shaming, ma fa parte dei normali criteri di valutazione del personale sottoposto gerarchicamente. Per questo motivo, il collegio ha respinto il ricorso di un caporalmaggiore che presta servizio in un reggimento con sede in Toscana.


IL RICORSO
Il sottufficiale aveva chiesto ai magistrati amministrativi l’annullamento di una serie di schede valutative compilate da un superiore, da lui ritenute ingiuste nei suoi confronti. È necessario fare una precisazione: il soldato svolge la mansione di contabile. E proprio per questo motivo considerava superflui e inadeguati i passaggi nei quali il capo sottolineava il suo aspetto esteriore e, soprattutto, il suo peso corporeo.


IL PESO
Nella sentenza, emessa dai giudici della I sezione, si legge che «il ricorrente lamenta che la superiorità delle funzioni contabili rispetto al grado da egli ricoperto sarebbe incompatibile con certi giudizi non lusinghieri espressi dal superiore». In particolare, il sottufficiale «si duole del fatto che il suo peso corporeo sia per la prima volta stato preso in considerazione nella nuova scheda valutativa come fattore di limitazione delle possibilità di impiego».

Per i magistrati, però, si tratta di una «doglianza priva di pregio». Per due motivi: il giudizio sull’aspetto esteriore del Caporale era stato «abbassato» in alcuni precedenti rapporti informativi poi annullati dallo stesso Esercito e sostituiti dalle schede valutative e, soprattutto, «la notazione inerente il peso eccessivo non appare fuori luogo, atteso che si tratta di un fatto che, obiettivamente, può condizionare le possibilità operative del militare». Per i giudici non importa il fatto che il soldato sia impiegato nel reparto contabile: nelle motivazioni della sentenza si legge infatti che l’uomo, «ancorché svolga mansioni d’ufficio, non può mai essere assimilato ad un semplice impiegato».


I PRECEDENTI


Non è la prima volta che il Tar si esprime sui requisiti fisici di componenti di Esercito, appartenenti alle forze dell’ordine o al dipartimento Protezione civile. Negli anni scorsi, per esempio, diversi candidati avevano fatto ricorso diventare Vigili del fuoco, nonostante non raggiungessero il limite di altezza minimo che, all’epoca, era 165 centimetri. Nel 2017, il Tribunale amministrativo aveva dichiarato «illegittimo» il limite di altezza fissato. L’incongruenza derivava dal fatto che lo stesso limite non era mai stato applicato per coloro che facevano parte dei volontari e svolgevano praticamente le stesse mansioni del personale stabilizzato. Per i magistrati, la prescrizione di requisiti di statura differenziati risultava «contraddittoria e irragionevole in quanto non è giustificata da una sufficiente diversità delle mansioni dato che il personale “volontario” dei Vigili del fuoco svolge gli stessi compiti ed esercita le stesse funzioni di quello effettivo». I magistrati si sono espressi diverse volte anche su candidati esclusi dal concorso per entrare in Polizia, o nei Carabinieri, perché avevano un tatuaggio troppo vistoso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino