Cariche, lacrimogeni e cinque feriti nel centro di Genova per gli scontri tra la polizia e gli antifascisti. Tutto è accaduto per un comizio con il quale Casapound ha...
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Firenze, proteste contro il comizio di Salvini: cariche della polizia. Video
Al grido «Genova è solo antifascista» i manifestanti hanno provato a forzare il blocco della polizia per entrare in piazza tirando oltre le grate alcuni fumogeni e petardi. La polizia, che aveva chiuso il luogo del comizio con le grate antisommossa e i blindati schierando circa 300 uomini delle varie forze dell'ordine, ha subito la prima ondata 'ammortizzatà dalla digos, che poi si è ritirata dietro al Reparto Mobile. A quel punto, prima la polizia ha risposto sparando lacrimogeni anche a altezza d'uomo, poi ha compiuto una prima carica disperdendo i manifestanti, allontanandoli dai cosiddetti 'Alarì, le grate mobili di protezione.
Davanti al persistere dell'azione degli antifascisti, che hanno lanciato pietre, bottiglie e pezzi di bastoni, poliziotti e carabinieri hanno chiuso la piazza su tre lati e hanno caricato, sparando ancora lacrimogeni, ancora a altezza d'uomo. Negli scontri ci sono stati dei feriti. Tra questi un giornalista di Repubblica che, pur essendosi qualificato, è stato colpito dalla polizia: avrebbe subito una frattura a una mano. Feriti anche due carabinieri e due ragazzi, che sono stati sottoposti a fermo di polizia. Per un'ora e mezzo, dalle 18 alle 19.30, il cuore di Genova è stato sotto scacco. Che non sarebbe stato un pomeriggio semplice per la città era stato annunciato dalla protesta montata in questi giorni proprio per la concessione della piazza a Casapound.
In piazza Marsala erano apparse scritte come "Carogne" e "Genova è solo antifascista". E la notte scorsa davanti alla fontana della piazza era stato scaricato un sacco di letame con sopra un cartello: «Il fascismo non è un'opinione: è merda». Ma la giornata sembra non finire mai: quando il gruppetto di CasaPound lascia scortato e in gran silenzio piazza Marsala, si sciolgono i cordoni della polizia, ma dal grande gruppo di antifascisti abbarbicato sotto la statua di Vittorio Emanuele II di Savoia parte l'invito: «Andiamo sotto la questura: liberi tutti». Il riferimento è ai due ragazzi sottoposti a fermo di pg, uno dei quali portato via di peso, ferito e ammanettato mentre la gente, e era gente comune, pregava gli agenti di chiamare un'ambulanza. Dopo poco, è partita l'ennesima carica.
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Il Gazzettino