I familiari lo cercavano da oltre un anno, dopo che il suo allontanamento da casa, avvenuto il 16 luglio del 2019, aveva destato grande preoccupazione. Gennaro Trapanese, 50 anni,...
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Per adesso su quello che è accaduto dal momento della scomparsa a quello della segnalazione ai familiari c’è un enorme buco nero. Per questo è stato dato mandato all’avvocato Francesco Maria Morelli di presentare una denuncia in Procura, attraverso la quale si punta a comprendere dove si sia arenata la ricerca dell’identità su quel soggetto che sì, non aveva con sé documenti e oggetti utili a un immediato riconoscimento, ma che sul corpo portava, ad esempio, tatuaggi che se segnalati avrebbero potuto evitare un anno di ricerche infruttuose, di ansie e di speranze. Un giallo. Di Gennaro Trapanese si perdono le tracce il 16 luglio dello scorso anno. Come viene riportato nella denuncia presentata alle forze dell’ordine e poi in sintesi trasmessa alla redazione di «Chi l’ha visto», al momento in cui lascia l’abitazione del quartiere di Sant’Antonio indossa una camicia e un pantalone chiari. «Non ha portato con sé - si legge nella segnalazione della trasmissione televisiva di Raitre pubblicata in rete il 23 settembre 2019 - né la tessera sanitaria né soldi e il suo cellulare l’ha ceduto il giorno stesso della scomparsa a un uomo che ha detto ai familiari di essere un suo amico e che rispondeva da Napoli. Gennaro potrebbe dunque aver raggiunto il capoluogo partenopeo. E in effetti a Napoli, e più precisamente nel quartiere di San Giovanni a Teduccio - da ciò che hanno saputo i parenti del 50enne - il suo corpo sarebbe stato trovato, ormai privo di vita. Da quel momento iniziano i dubbi, riportati nella denuncia presentata al tribunale di Napoli dall’avvocato Morelli. Non si sa con precisione chi abbia recuperato il corpo e lo abbia trasferito all’obitorio del Secondo Policlinico, dove è stata regolarmente effettuata l’autopsia, che avrebbe confermato la morte per overdose. Dopo di che il cadavere è stato richiuso in una cella frigorifero. E lì dimenticato. Com’è stato possibile? «Alla famiglia - racconto uno zio dell’uomo - sarebbe stato risparmiato un anno di angoscia. È vero, Gennaro non aveva con sé i documenti, ma come abbiamo segnalato nelle nostre denunce e come riportato dal sito del programma Chi l’ha visto, aveva tatuato un diavoletto simbolo del Milan sul braccio destro e una piccola scritta sull’altro braccio: a volerla fare, l’identificazione era possibile».
Elementi risultati infatti determinanti nella svolta avvenuta negli ultimi giorni, quando qualcuno si è reso conto che quel cadavere che giaceva senza nome all’obitorio presentava segni che ne avrebbero potuto favorire l’identificazione, specie se segnalati in un’eventuale denuncia. Quando i familiari sono stati contattati dalle forze dell’ordine per una richiesta di identificazione, hanno capito da subito che si trattava di Gennaro Trapanese: «Ciò che non avremmo mai immaginato - sottolinea ancora lo zio - è che quel corpo senza vita era stato recuperato lo stesso giorno della scomparsa». Domani in una chiesa di Torre del Greco si svolgerà la cerimonia funebre che si sarebbe dovuta tenere un anno fa. Poi Gennaro potrà riposare in pace, mentre la sua famiglia continuerà a cercare giustizia a questo incredibile, inaccettabile supplemento di sofferenza.
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Il Gazzettino