Lui è il ministro dell'Istruzione del governo italiano e per il figlio ha scelto la scuola inglese e quando si è trattato di decidere se fargli fare l'esame...
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Come stanno davvero le cose? Siamo andati a chiederlo ai vertici dell'istituto scolastico. La vicepreside conferma e la mette così: «La storia del test del figlio del ministro è complessa: in prima e seconda elementare i bambini, il 30-40% dei quali sono stranieri, fanno il programma esclusivamente in inglese. L'ora di italiano scatta, solo per chi vuole, a partire dalla terza elementare.
Noi non facciamo gli esami di italiano in sede, ma in un'altra struttura e l'anno scorso Fioramonti, che non era ministro (ma viceministro all'Istruzione, ndr) - tiene a precisare la dirigente scolastica - insieme alla moglie che è straniera ha scelto di non far fare il test in italiano al figlio perché preferiva si concentrasse sull'inglese. Il bimbo, venendo dal Sudafrica, non parla bene l'italiano. Oggi comunque quel bambino frequenta un'altra scuola».
In ogni caso, aggiunge la vicepreside, il bambino «ha frequentato la lezione di italiano per un certo numero di ore con una maestra che è andata in pensione quest'anno. Poi, siccome aveva un po' di difficoltà, è stato scelto di non fargli fare l'esame, che del resto non è obbligatorio».
Contattato per un commento, il ministro non ha ritenuto di rispondere. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino