Elezioni, guerra nel Pd. Bersani a Renzi: pronti a rifare l'Ulivo. Napolitano: stop al voto

Pier Luigi Bersani
Renzi accelera, strappa, rincorre il voto? «E noi rifacciamo l'Ulivo» perchè Gentiloni non può essere licenziato «in streaming», evoca...

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Renzi accelera, strappa, rincorre il voto? «E noi rifacciamo l'Ulivo» perchè Gentiloni non può essere licenziato «in streaming», evoca Pierluigi Bersani, un passato che fu ma che oggi allude e rimanda a cose più concrete. «Se Matteo forza, rifiutando il congresso o qualsiasi altra forma di contendibilità della linea e della leadership, allora è finito il Pd. E non nasce la Cosa 3 di D'Alema, di Bersani o di altri, ma un soggetto ulivista largo, plurale, democratico».


Questo Ulivo a dispetto piomba nel pieno di un gran contrasto interno al Pd, con la minoranza che ormai ha rotto i ponti e gioca le sue carte su prospettive esterne ai dem. Ma qui nascono subito i problemi: strappare definitivamente con il partito di origine per dar vita a un soggetto che, bene che vada, raggranella un risultato a una cifra alle elezioni? Fare anche in Italia qualcosa di simile alla Linke tedesca guidata dall'ex leader Spd Lafontaine? E poi, come presentarsi alle urne, con il nome e il simbolo che rievoca solo la sinistra (Sinistra italiana?) o con uno schieramento che, almeno nell'evocazione, rimanda a qualcosa di più largo? «Due partiti raccoglierebbero molti più voti del solo Pd», la motiva D'Alema.

Se questo è il tentativo, non l'hanno presa bene dalle parti di chi l'Ulivo ha veramente fatto e costruito. Apprese le parole di Bersani, Arturo Parisi ha avuto un sussulto, ha preso carta e penna, o lo smartphone, e ha scritto una dichiarazione dal tono giù le mani dall'Ulivo: «Il segno dell'Ulivo è stato dall'inizio il segno dell'unità. Unità contro ogni separazione e oltre ogni distinzione e provenienza passata. Anche quando, nel 98, gli ulivisti furono costretti a prendere atto della rottura dell'Ulivo imposta da Cossiga. Ripeto: dire Ulivo significa dire unità».

IL FONDATORE
Quanto al fondatore e dominus dell'Ulivo, Romano Prodi, ha detto e ripetuto più volte la sua estraneità all'impostazione dalemiana, e insieme a Parisi ha ricordato come entrambi dovettero allora dar vita all'Asinello a seguito proprio della rottura voluta da Cossiga «ma con regia di D'Alema» (Parisi). Un altro che l'Ulivo ha contribuito a fondare, Claudio Petruccioli, ha replicato duro: «Prepara la scissione e intanto evoca l'Ulivo. Bersani è coerente: quando c'era l'Ulivo c'era anche Rifondazione, e quindi bisogna adesso rifarla». Secco il commento di Gianni Cuperlo, che pure non è un pasdaran renziano: «Ma senza il Pd che Ulivo possono e vogliono fare?».

C'è una controffensiva interna ed esterna al Pd, volta a calmare i bollori da urne subito di Renzi. Offensiva ampliatasi dopo che alla Camera è stata raggiunta una pre-intesa tra Pd, M5S e Lega per accelerare sull'esame in aula della legge elettorale, spiazzando quanti ancora pensavano a intese con Forza Italia o con i centristi o chissà con chi altri. Se ne è fatto interprete e capofila Giorgio Napolitano conversando con i giornalisti al Senato: «Nei Paesi civili alle elezioni si va a scadenza naturale e a noi manca ancora un anno. Per togliere la fiducia a un governo deve accadere qualcosa, non si fa certo per il calcolo tattico di qualcuno».


Quanto all'offensiva interna al Pd, arriva la proposta di mediazione tramite Matteo Orfini, un compromesso discusso e approvato con Renzi. «Il congresso si può convocare da giugno in poi, a norma di statuto. Ma se ci dovesse essere una accelerazione sul voto, non faremmo in tempo a convocarlo, ma se c'è l'esigenza di ridiscutere con quale candidato andare alle elezioni, come chiede Bersani, potremmo tranquillamente fare le primarie prima delle elezioni». Si prospettano primarie tra Renzi ed Emiliano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino