Comunità Ebraiche, appello ai ricercatori contro la legge polacca che impedisce le ricerche storiche sui campi di concentramento

Comunità Ebraiche, appello ai ricercatori contro la legge polacca che impedisce le ricerche storiche sui campi di concentramento
Roma –  Contro la legge appena approvata dal Parlamento di Varsavia che impedisce qualsiasi accostamento della Polonia ai campi di concentramento nazisti - Belzec,...

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Roma –  Contro la legge appena approvata dal Parlamento di Varsavia che impedisce qualsiasi accostamento della Polonia ai campi di concentramento nazisti - Belzec, Sobibor, Treblinka, Auschwitz, Birkenau  e Maidanek realizzati dai tedeschi con la collaborazione di tanti cittadini polacchi -  la Comunità ebraica ha lanciato un appello a  studiosi e ricercatori per salvaguardare il diritto-dovere alla Memoria, all'istruzione e alla conoscenza della Shoah, e a continuare le ricerche storiche su quel periodo liberamente, senza bavagli e condizionamenti. A rivolgere l’appello è la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. «Se dalla Corte costituzionale polacca arriverà il via libera al provvedimento sarà per l’Europa delle nazioni che nel dopoguerra hanno voluto riaffermare principi di verità e libertà, e per comunità scientifica tutta, un giorno triste e di spartiacque». L’appello si può inviare all'indirizzo di posta elettronica appellopolonia@ucei.it 


«La Polonia è un grande paese, con una grande storia, che ha conquistato con sofferenza ed eroismo la libertà di parola. Una legge come quella approvata il 31 gennaio scorso dal è un tradimento di questi valori» ha spiegato Di Segni, aggiugendo che la Polonia fu senz'altro vittima di una spietata occupazione della Germania nazista che in quel territorio realizzò i crimini efferati. «Ci furono senz’altro migliaia di cittadini polacchi e di Giusti tra le nazioni riconosciuti dal Yad Vashem e ancora da ricercare, che hanno rischiato la vita e ne hanno salvate molte vite. Ma se ciò avvenne fu anche per la complicità, di civili e forze di Polizia che hanno perpetuato l’odio tramandato in molti secoli, che poco fecero per impedire quel massacro, che collaborarono ovunque e in tutto il territorio polacco, cosi come vi furono altri e nuovi anche dopo la liberazione».
 

Le comunità ebraiche precisano che il vero tema oggetto di serie ricerche e indagini, anche giudiziarie, non è tanto il binomio campi-polacchi o campi-nazisti ma quello delle responsabilità, dell’estensione dell’odio e dei crimini commessi, della deumanizzazione prima e lo sterminio dopo, «di ciò che la Polonia ha perso definitivamente nel mondo svanito con i suoi oltre tre milioni di ebrei dispersi nelle ceneri dei campi, della libertà di ricerca storica e dell’arte oggi, del ricorso all’orgoglio nazionale quale scudo per ogni confronto serio e autorevole».
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Il Gazzettino