Diabolik, favori ai detenuti: tra 9 indagati la sorella di Piscitelli, impiegata del ministero di Giustizia

Le indagini sono partite da accertamenti sulle carceri romane e si sono concentrate su Regina Coeli (e non solamente su Rebibbia, come scritto inizialmente) dove un gruppo di...

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Le indagini sono partite da accertamenti sulle carceri romane e si sono concentrate su Regina Coeli (e non solamente su Rebibbia, come scritto inizialmente) dove un gruppo di secondini - secondo gli inquirenti - avrebbe agevolato alcuni detenuti. Ma gli accertamenti della procura della Capitale nel giro di un anno sono arrivati fino agli uffici del ministero della Giustizia, dove due giorni fa si è svolta una perquisizione. Sotto inchiesta c’è anche Angela Piscitelli, sorella di Fabrizio, il Diabolik capo ultrà della Lazio ucciso con un colpo di pistola al parco degli Acquedotti nell’agosto dello scorso anno, coinvolto in una maxi-inchiesta per narcotraffico e che, secondo chi indaga, era diventato uno dei re della droga di Roma. Due giorni fa l’ufficio della donna, che lavora proprio nel ministero di via Arenula, è stato perquisito dai finanzieri del nucleo di polizia giudiziaria di piazzale Clodio, su richiesta del pubblico ministero Carlo Villani.


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GLI INDAGATI
Gli indagati sono in tutto nove e le accuse, a seconda delle posizioni, vanno dalla corruzione - per favori e agevolazioni ai reclusi -, fino alla truffa e al possesso di stupefacenti. La Piscitelli sarebbe coinvolta in uno scambio irregolare di informazioni riservate. È finito invece in manette, arrestato in flagranza di reato un agente della penitenziaria in servizio a Regina Coeli: durante una perquisizione a casa sua, avvenuta sempre due giorni fa, gli inquirenti hanno trovato alcune dosi di hashish e di marijuana. Il poliziotto è stato quindi ammanettato e adesso dovrà giustificare il possesso di stupefacenti davanti al giudice, nel corso dell’udienza di convalida che si dovrebbe tenere nelle prossime ore.
 

I CERTIFICATI
Tra gli indagati c’è anche un medico che, secondo l’accusa, avrebbe redatto una serie di certificati di malattia sospetti, probabilmente falsi, consentendo ad alcuni agenti di assentarsi dal lavoro percependo comunque lo stipendio. In questo caso l’ipotesi di reato è quella di truffa in danno dello Stato.

L’indagine è scattata più di un anno fa, da una segnalazione della Penitenziaria, che insieme alla Finanza ha poi approfondito i fatti. Oltre a favori e agevolazioni ad alcuni detenuti, gli accertamenti erano anche su un presunto giro di spaccio all’interno del carcere romano. Agli atti ci sono decine di intercettazioni, non solo telefoniche ma anche video e ambientali. Con il passare dei mesi l’inchiesta si è estesa anche al ministero. Due giorni fa, le perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici degli indagati, fondamentali per cercare documenti e prove.
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Il Gazzettino