Covid, Remuzzi (Istituto Negri): virus non può mutare in eterno, diventerà simile a quello del raffreddore

Covid, Remuzzi (Istituto Negri): virus non può mutare in eterno, diventerà simile a quello del raffreddore
Il Coronavirus non può mutare in eterno e finirà per diventare molto simile a un comune virus del raffreddore. A dirlo durante la trasmissione Agorà, su...

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Il Coronavirus non può mutare in eterno e finirà per diventare molto simile a un comune virus del raffreddore. A dirlo durante la trasmissione Agorà, su Rai 3, è stato Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs, che ha anche rassicurato sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca nonostante in rarissimi cas di trombosi cerebrale. 

«Il virus - ha spiegato Remuzzi - rimarrà con noi a lungo e diventerà simile a quello del raffreddore. Il fatto che continui a mutare esprime al sua difficoltà ad adattarsi a noi, ma a un certo punto non ce la farà più. La capacità di mutare della proteina spike non è infinita, dopo un po' si esaurisce e questa è la storia di tante pandemie nella storia dell'uomo». Fino ad arrivare ad allora, però, ha precisato, «abbiamo bisogno di qualcosa che ci aiuti e l'evoluzione verso vaccini spray o per bocca è una strada giusta». 

 

 

Il caso AstraZeneca

Quanto al vaccino AstraZeneca, ha detto Remuzzi, «funziona benissimo per tutte le categorie di persone e protegge nella malattia grave al 100%», ma «nelle persone tra 20 e 50 anni, in quasi tutti i casi donne, può indurre una forma rarissima di trombosi del seno venoso cerebrale», una malattia «nuova» e di cui è possibile «una diagnosi precoce ed è possibile curarla, anche se non in tutti gli ospedali». Si tratta, ha concluso, «di casi rarissimi, poche decine rispetto a decine di milioni di vaccinati. Ma se c'è un'alternativa si può fare a quella categoria di persone un altro vaccino». 

«Lento miglioramento»

«C'è una tendenza al livellamento e alla diminuzione dei ricoveri in terapia intensiva. È molto lenta purtroppo, speravamo fosse più veloce, ma c'è una tendenza della curva ad appiattarsi», ha spiegato Remuzzi, commentando i dati giornalieri sulla pandemia da Sars-Cov-2. La differenza sul numero dei decessi, ha sottolineato, «la vedremo tra qualche giorno» perché «i morti di adesso sono stati ricoverate diverse settimane fa». «E questa è una caratteristica di questo virus. Delle persone che ogni anno muoiono per polmonite dovuta a influenza ce ne accorgiamo poco, perché sono molto anziane e in genere muoiono in due o tre giorni. Nel caso del Covid invece muoiono dopo esser state diverse settimane in terapia intensiva e in situazioni drammatiche». Ma «la tendenza a una situazione stazionaria - ha concluso Remuzzi - è consolidata ormai da due settimane e possiamo dire che si sta evolvendo molto lentamente verso un miglioramento».

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Il Gazzettino