Il Coronavirus non può mutare in eterno e finirà per diventare molto simile a un comune virus del raffreddore.
«Il virus - ha spiegato Remuzzi - rimarrà con noi a lungo e diventerà simile a quello del raffreddore. Il fatto che continui a mutare esprime al sua difficoltà ad adattarsi a noi, ma a un certo punto non ce la farà più. La capacità di mutare della proteina spike non è infinita, dopo un po' si esaurisce e questa è la storia di tante pandemie nella storia dell'uomo». Fino ad arrivare ad allora, però, ha precisato, «abbiamo bisogno di qualcosa che ci aiuti e l'evoluzione verso vaccini spray o per bocca è una strada giusta».
"Il virus fa fatica ad adattarsi a noi per questo muta. Neccessaria una reazione congiunta di tutta Europa per mettere insieme tutte le risorse per vaccinare più cittadini possibile"
— Agorà (@agorarai) April 6, 2021
Giuseppe Remuzzi #agorarai pic.twitter.com/hl9KhjfmyL
Il caso AstraZeneca
Quanto al vaccino AstraZeneca, ha detto Remuzzi, «funziona benissimo per tutte le categorie di persone e protegge nella malattia grave al 100%», ma «nelle persone tra 20 e 50 anni, in quasi tutti i casi donne, può indurre una forma rarissima di trombosi del seno venoso cerebrale», una malattia «nuova» e di cui è possibile «una diagnosi precoce ed è possibile curarla, anche se non in tutti gli ospedali». Si tratta, ha concluso, «di casi rarissimi, poche decine rispetto a decine di milioni di vaccinati. Ma se c'è un'alternativa si può fare a quella categoria di persone un altro vaccino».
«Lento miglioramento»
«C'è una tendenza al livellamento e alla diminuzione dei ricoveri in terapia intensiva. È molto lenta purtroppo, speravamo fosse più veloce, ma c'è una tendenza della curva ad appiattarsi», ha spiegato Remuzzi, commentando i dati giornalieri sulla pandemia da Sars-Cov-2. La differenza sul numero dei decessi, ha sottolineato, «la vedremo tra qualche giorno» perché «i morti di adesso sono stati ricoverate diverse settimane fa». «E questa è una caratteristica di questo virus. Delle persone che ogni anno muoiono per polmonite dovuta a influenza ce ne accorgiamo poco, perché sono molto anziane e in genere muoiono in due o tre giorni. Nel caso del Covid invece muoiono dopo esser state diverse settimane in terapia intensiva e in situazioni drammatiche». Ma «la tendenza a una situazione stazionaria - ha concluso Remuzzi - è consolidata ormai da due settimane e possiamo dire che si sta evolvendo molto lentamente verso un miglioramento».