ROMA Cominciata con oltre un’ora di ritardo a causa del dibattito in Senato sullo stato di emergenza, la prima riunione (in notturna) della cabina di regia per decidere come...
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In sostanza il debutto del Comitato interministeriale per gli affari europei (Ciae, così si chiama la cabina di regia), guidato da Giuseppe Conte e coordinato dal responsabile per l’Europa Enzo Amendola, è stato un breve vertice sul metodo e sulle priorità. Durante il summit, presenti tutti i ministri e (in remoto) i rappresentanti di Regioni e Comuni, il premier ha chiesto ai responsabili dei vari dicasteri di predisporre «quanto prima i dossier» con cui definire gli interventi. E ha annunciato che il Ciae «lavorerà a ritmo sostenuto per l’intero mese d’agosto: abbiamo tempi strettissimi, bisogna correre. Si inizia subito, Amendola ha già convocato per le prossime ore la prima riunione dei tecnici del Comitato di valutazione con i delegati dei ministri: prima si fanno le scelte politiche, poi i dicasteri avranno a disposizione una struttura di servizio tecnico».
Di fronte a qualche ministro un tantino perplesso, il premier ha aggiunto: «Non partiamo da zero, abbiamo un piano di rilancio già elaborato a livello di ministri e di forze di maggioranza presentato» agli Stati generali di Villa Pamphili. «La prima cosa che faremo sarà selezionare quei progetti che sono più confacenti alle indicazioni del Next generation Eu e al Recovery Fund, per poi partire con la massima determinazione». Sud, infrastrutture e digitalizzazione, appunto. Più economia green, riforma giustizia, formazione.
Stabiliti timing e priorità, Conte ha arringato e provato a motivare i ministri: «Siamo di fronte a un’opportunità storica di riforma e sviluppo del nostro Paese. Nessun esecutivo, dobbiamo esserne consapevoli, ha mai goduto di queste opportunità. Ed è sicuramente una prospettiva concreta che ci viene offerta per migliorare il nostro Paese per renderlo più efficiente e competitivo». E per provare a durare fino al 2023.
«GRANDE RESPONSABILITÀ»
«Vorrei che tutti a questo tavolo entrassimo da subito in una prospettiva che è l’unica giusta», ha proseguito Conte nel suo discorso motivazionale, «dobbiamo affrontare una grande responsabilità, per noi stessi, per il Paese intero che ci guarda e per l’Europa: è una grande sfida. Abbiamo vinto la prima sfida, quella di contribuire come Italia a ottenere questa svolta (è la prima volta che in Europa si ragiona di debito comune, vengono emessi titoli). Saremo chiamati a risponderne nei confronti di noi stessi, dei nostri figli, delle prossime generazioni, di tutti i cittadini europei».
Dopo l’orgia retorica, Conte è passato agli avvertimenti: «La puntualità nell’elaborazione» del Recovery plan «è una condizione, una premessa indispensabile per poter accedere al piano europeo. Ma non è sufficiente: dovremo essere assolutamente efficaci nella realizzazione del piano di investimenti e dobbiamo mantener fede a quello che sarà il cronoprogramma anticipato. E dovremo quindi - forse come mai nella nostra storia - dimostrare di esprimere una capacità amministrativa nel mettere a terra questo piano, nel perseguirlo, rispettare i cronoprogrammi, riuscire a implementarlo nei tempi giusti». Conte ha anche spiegato che il Recovery plan va presentato entro il 15 ottobre in modo da poter sperare di ottenere «il prefinanziamento del 10%».
Non è mancato un passaggio dedicato al rapporto con le Camere: «Ci predisponiamo a interloquire con il Parlamento, nella consapevolezza che la responsabilità nell’elaborazione dei progetti e nel perseguire il disegno di politica economica e sociale del Paese spetta al governo. Per un programma di tale portata è giusto il pieno coinvolgimento del Parlamento. L’interlocuzione sarà sostanziale e non solo formale». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino