Giuseppe Conte si presenta in Senato per l'informativa sul caso dei fondi russi alla Lega, dice di tenere a cuore il ruolo del Parlamento, precisa di non...
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«Salvini - spiega il premier - è stato presente a Mosca anche il 15 luglio 2018 per la finale del mondiale di calcio e il 16 luglio 2018 per l'incontro con le controparti russe. In quella occasione fu notificata alle controparti russe dalla nostra ambasciata la composizione della delegazione italiana su indicazione del protocollo del ministero dell'Interno: la delegazione ufficiale comprendeva anche il nominativo del signor Savoini».
Quindi assicura: «Mi adopererò perché tutti i miei ministri e gli altri membri del governo vigilino con massimo rigore affinché negli incontri governativi siano presenti solo ed esclusivamente persone accreditate ufficialmente che siano tenute al vincolo della riservatezza. Questo per avere la massima garanzia che le informazioni riguardante l'attività di governo siano gestire con la massima cura».
«La vicenda all'origine di questa informativa appare ora sottoposta al vaglio della procura di Milano che indaga per valutare la fondatezza di eventuali ipotesi di reato. Non conosciamo quali elementi siano stati acquisiti né le conseguenze dell'indagine in corso. Il piano del governo è distinto dall'indagine della procura di Milano. Ora non ci sono elementi per incrinare la fiducia con membri del governo», dice.
Sulla Russia, ci tiene poi a precisare, «la nostra linea è sempre stata coerente, non ci sono elementi che mi facciano dubitare circa un indebito scostamento di uno o più membri del governo dalle linee stabilite.
«La politica internazionale è stata affidata a circa 40 missioni che io stesso ho effettuato all'estero a plurimi incontri con personalità straniere e a plurime missioni del ministro degli Esteri Enzo Moavero. Ovviamente i singoli ministri nelle materie di loro competenza hanno contribuito ad alimentare» le relazioni dell'Italia «ma la mia costante presenza all'estero e ai fori internazionali ha consentito di mettere a punto anche sul fronte internazionale la sintesi necessaria per una linea coerente».
Parlando al Question Time alla Camera, Conte tra le prime cose ha spiegato il suo sì alla Tav: «Ciò che non siamo riusciti ad ottenere è la ridiscussione dell'opera e questo a causa della ferma decisione della Francia di proseguire nella realizzazione» della tratta, ha spiegato. «Questo è stato l'elemento decisivo che ha pesato nella mia valutazione» perché una decisione unilaterale dell'Italia «avrebbe costi ingenti per le casse dello Stato e quindi chiare ripercussioni negative».
«Quando si ha a che fare con accordi internazionali tra due Paesi, già ratificati da entrambi i Parlamenti, si hanno infatti due strade per venir meno alla precedente intesa: o si raggiunge un nuovo accordo bilaterale - strada che, come ho detto, ho perseguito fino alla fine - oppure si denuncia l'accordo con una decisione unilaterale. Decisione unilaterale, però, che avrebbe costi ingenti per le casse dello Stato e quindi chiare ripercussioni negative. E da qui la mia affermazione che oggi - a queste condizioni, cioè senza un accordo con la Francia - fermare l'opera sarebbe più svantaggioso che realizzarla», spiega Conte esplicando in Aula di voler chiarire quanto annunciato ieri nel video da Palazzo Chigi sul Tav.
Il nodo Autonomia. «Siamo consapevoli della centralità del Parlamento» nell'iter delle Autonomie. Ritengo che il Parlamento non debba essere coinvolto solo al termine del procedimento con un'alternativa del prendere e lasciare, le Camere devono assumere un ruolo primario prima della sottoscrizione dell'intesa». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino