MILANO Prima nell’hinterland, poi in un quartiere popolare, adesso in una delle arterie principali della città: sono una decina, a Milano, le affissioni di volantini...
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“SOCCORSO ROSSO”
L’ultima segnalazione, oggi, è avvenuta da parte del presidente della Circoscrizione 2, Samuele Piscina, che li ha notati in viale Monza, nel tratto non distante dal centro della città. Ma la polizia aveva già registrato, nei giorni scorsi, affissioni a Sesto S.Giovanni, all’esterno dell’Università Statale, in zona Lambrate e nei pressi di via Cenisio. Oltre a una scritta sul muro, con la vernice spray, a Quarto Oggiaro. Su tutti i casi procede la Digos, che li ritiene parte di una campagna contro il carcere duro per i detenuti politici cominciata il 29 settembre, quando, all’Aquila, si è tenuta un’udienza a carico di Nadia Lioce. Era accusata di oltraggio e disturbo della quiete pubblica nel carcere dove si trova detenuta in regime di isolamento, perché ogni giorno picchia per mezzora sulle sbarre con una bottiglia d’acqua. Il tribunale l’ha assolta. Secondo gli investigatori i volantini sono stati affissi tutti in una o due nottate da attivisti probabilmente vicini al gruppo militante “Soccorso Rosso”, che ha firmato alcuni manifesti. Sono attaccati a pali e muri in zona Mac Mahon e a Sesto San Giovanni, la ex Stalingrado d’Italia alle porte di Milano, e siglati dal “Collettivo contro la repressione per il soccorso rosso internazionale” e dai “Proletari torinesi per un soccorso rosso internazionale”. Si tratta di gruppi formati da ex Br, attivisti di estrema sinistra, vecchie conoscenze della Digos della questura di Milano, che sta monitorando la situazione.
LA DENUNCIA DEL SINDACO
Il primo a denunciare il fatto è stato il sindaco di Sesto, Roberto Di Stefano: «Sono spuntati numerosi volantini in cui si esprime solidarietà ad assassini delle Brigate Rosse - ha denunciato - in particolare a Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma, protagonisti degli omicidi dei giuslavoristi Marco Biagi e Massimo D’Antona e dell’agente di polizia ferroviaria Emanuele Petri.
Il Gazzettino