Scomparsa di Barbara Corvi, svolta nelle indagini: indagati il marito ed il cognato

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TERNI «E’ un momento delicatissimo, che la famiglia di Barbara segue con grande attenzione e trepidazione. Sosteniamo ed apprezziamo il lavoro degli inquirenti e aspettiamo fiduciosi l’evoluzione dell’indagine. Sugli indagati non commentiamo per rispettare il lavoro degli inquirenti». L’avvocato Giulio Vasaturo, legale della famiglia Corvi, inizia a vedere la luce in fondo ad un tunnel lungo 11 anni. Era stato lui, insieme alla collega Enza Rando, entrambi dell’associazione Libera, a chiedere di riaprire l’indagine sulla scomparsa della giovane mamma amerina, che risale al 27 ottobre 2009. Quel fascicolo che nei mesi scorsi è stato preso in mano dal procuratore capo, Alberto Liguori, conta due indagati: Roberto Lo Giudice e il fratello Maurizio, marito e cognato di Barbara. Per entrambi l’ipotesi di reato è di omicidio e occultamento di cadavere. Alla fine di luglio Maurizio, pentito di ‘ndrangheta che vive nello spezzino, insieme ai suoi legali, Jacopo Memo e Giorgio Colangeli era arrivato nella caserma di via Radice per essere sentito da Liguori. Un faccia a faccia durato una manciata di minuti perché l’indagato aveva fatto scena muta. La certezza è che negli uffici della procura per mesi si è lavorato, nel più assoluto riserbo, su quelle carte impolverate per tentare di chiarire un giallo dai contorni inquietanti. Carte che restituiscono le ripetute “intrusioni” sul pc della mamma amerina, un mese prima della scomparsa, ad opera dei due fratelli ora indagati. “Controlli” mirati a trovare conferme sulla relazione che Barbara avrebbe avuto con un altro uomo. Il computer di lei verrà di nuovo violato dal cognato, diranno le perizie tecniche svolte dalla procura, anche un paio di giorni dopo la scomparsa della donna, quando sarà cancellata la cronologia delle navigazioni dei giorni precedenti. Elementi che, uniti alle nuove testimonianze messe insieme dalla procura, hanno permesso di rivedere un’indagine non priva di lacune: «Il nostro timore - disse qualche mese fa l’avvocato Giulio Vasaturo chiedendo la riapertura delle indagini - è che ci siano argomenti per accertare la morte e l’occultamento del cadavere». Per il legale «nessuno fra i familiari e gli amici di Barbara ha creduto mai, nemmeno per un istante, alla tesi di un suo allontanamento volontario. Da oltre dieci anni aspettiamo che i responsabili di questo atroce caso di lupara bianca siano chiamati a rispondere di tanta vile efferatezza. Mai come oggi - dissero Vasaturo e Rando alla notizia dell’invito a comparire della procura per Maurizio Lo Giudice - ci sentiamo finalmente vicini a quella verità che non abbiamo mai smesso di ricercare in tutti questi anni”. La cautela è massima e non poteva essere altrimenti: «Siamo in una fase istruttoria delicatissima» si limita a dire il procuratore, Alberto Liguori. 


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Il Gazzettino