Abusi, la donna misteriosa esce allo scoperto e racconta le molestie subite dal cardinale Ouellet, il caso in Canada andrà avanti

Abusi, la donna misteriosa esce allo scoperto e racconta le molestie subite dal cardinale Ouellet, il caso in Canada andrà avanti
Città del Vaticano – L'affaire Ouellet non si ferma. Il potentissimo cardinale canadese che un mese fa era passato al contrattacco querelando la presunta...

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Città del Vaticano – L'affaire Ouellet non si ferma. Il potentissimo cardinale canadese che un mese fa era passato al contrattacco querelando la presunta vittima di molestie (finora anonima) per avere leso la sua reputazione e chiedendole 100 mila euro da devolvere alle vittime degli abusi, rischia di essere a sua volta trascinato in tribunale. «Non mi chiamo più F. Mi chiamo Paméla Groleau. Da più di due anni combatto contro un'istituzione che, con minacce e intimidazioni, cerca di mettermi a tacere. Dopo aver tentato i processi interni di denuncia della diocesi di Québec e del Vaticano, ho fatto ricorso, al limite, alla giustizia civile». Con una mossa a sorpresa la presunta vittima di 38 anni è uscita allo scoperto, ha mostrato il suo volto e raccontato personalmente la sua vicenda, rinnovando le accuse di molestie sessuali da parte del cardinale Ouellet quando era arcivescovo di Quebec. Paméla non si tira indietro e chiede "giustizia e trasparenza" alla Chiesa di Papa Francesco.

 

Il caso è iniziato nel 2008 ed è stato raccontato con dovizia di particolari da diverse testate canadesi. La ragazza all'epoca era una stagista tirocinante in una diocesi del Canada quando prese parte ad un incontro in cui era presente l'allora arcivescovo Ouellet, successivamente chiamato a Roma a ricoprire il ruolo di Prefetto dei vescovi per poi essere fatto cardinale da Benedetto XVI. Al conclave del 2013 fu annoverato tra i papabili. Pamela ha raccontato che Ouellet si avvicinò da dietro e cominciò a "massaggiarle" le spalle lasciandola pietrificata da un gesto non consentito, sconveniente e ambiguo. Naturalmente Pamela si confidò con alcuni colleghi. Nel frattempo il comportamento di Ouellet si sarebbe ripetuto in altre occasioni e su altre parti del corpo della vittima. Pamela riferì tutta la sua angoscia e la sua repulsione a diverse persone, evitando di avere incontri e riunioni pastorali in cui sapeva che Ouellet sarebbe stato presente. In un'altra occasione, la ragazza dovette affrontare un comportamento simile da parte del parroco con cui lavorava, che successivamente è stato denunciato assieme a Ouellet, solo che il parroco è stato sanzionato, mentre il cardinale no. Pamela non si è arresa e ha scritto a Papa Francesco per denunciare questa situazione. 

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Il Vaticano aprì un fascicolo e incaricò il gesuita Jacques Servais di raccogliere le informazioni che avrebbero poi determinato la decisione del Papa di non procedere perchè i fatti non giustificavano un processo interno. In Canada la stampa ha speculato molto sul fatto che Servais sia un amico e collaboratore del cardinale Ouellet, in particolare nelle attività dell'Associazione Lubac-Balthasar-Speyer, sollevando di conseguenza interrogativi sulla opportunità di un incarico del genere proprio a lui.

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Pamela ad agosto dello scorso anno, vedendo che la giustizia vaticana le aveva chiuso ogni possibilità, ha deciso di rivolgersi alla giustizia civile: il nome di Ouellet è comparso in una lista di un centinaio di sacerdoti, funzionari e tre vescovi della diocesi di Québec, tutti oggetto di un'azione collettiva per presunte violenze sessuali commesse tra il 1942 e il 2018. Ouellet a dicembre è passato al contrattacco denunciando a sua volta la presunta vittima, fino a quel momento conosciuta come Signora F. Oggi Paméla Groleau ha rilasciato una dichiarazione, pubblicata integralmente dalla rivista cattolica Présence, in cui giustifica il motivo per cui è rimasta anonima negli ultimi due anni e spiega le ragioni per cui si è fatta avanti. Lei afferma di credere ancora nella Chiesa e vorrebbe vederla un giorno dalla parte dei più deboli e dei feriti. Visto che lavora in una diocesi teme però di perdere il posto di lavoro. 

«"Sto combattendo questa battaglia per riconquistare la dignità che mi è stata strappata». Per i legali che la seguono questo ultimo atto «fa parte del suo processo di guarigione, di essere riconosciuta come vittima». Naturalmente annuncia che si opporrà alla causa per diffamazione e ha citato il cardinale Ouellet per essere interrogato in tribunale.

 

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Il Gazzettino