Da Treviso al mondo intero, passando per Venezia. L'università di Cà Foscari conclude le celebrazioni dei suoi vent'anni nel capoluogo della Marca con la proclamazione pubblica...
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La sintonia con il Comune è piena. «Se non ci fosse una visione condivisa con la nuova amministrazione, non avrebbe senso rilanciare la nostra attività qui», rimarca il rettore. E il sindaco Giovanni Manildo di rimando: «Il nostro futuro è legato alla formazione e dunque alla presenza di istituzioni come Cà Foscari o lo Iuav (altro candidato a Villa Margherita, ndr)». Pure la Fondazione Cassamarca garantisce di essere pronta a fare la propria parte: «Ovviamente i tempi non sono più quelli in cui si poteva attingere generosamente e largamente alle risorse - nota Gianfranco Gagliardi -, ma con il consorzio di intelligenze, il progetto dell'università a Treviso potrà arricchirsi ancor più».
Ma questo è il futuro. Ieri, ai 42 neodottori interessava soprattutto il presente. Sotto il bel sole pomeridiano, discorsi ufficiali, premiazioni degli assegnatari delle borse di studio della Fondazione Iglesias (che promette altri centomila euro da destinare allo scopo l'anno prossimo) e dei vincitori del concorso per una sede universitaria sostenibile, lectio magistralis del patron di Eatitaly Oscar Farinetti. Poi finalmente tocca a loro: sul palco uno ad uno, commissione in toga, rettore in ermellino, attestato, stretta di mano. Mamme commosse, papà orgogliosi, amici a gareggiare per il coretto d'incitamento più sonoro (tra parenti e sostenitori, piazza gremita). E, alla fine, a suggellare l'agognato traguardo della laurea (triennale), il lancio collettivo del «tocco», il tipico cappello dei diplomati, sullo sfondo della Torre civica. Qualcuno di loro inizierà a lavorare o andrà altrove, qualcun altro continuerà gli studi. Magari nel nuovo campus trevigiano di Cà Foscari. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino