Piazzale Roma, la guerra tra italiani e indiani per il business delle valigie

Piazzale Roma, la guerra tra italiani e indiani per il business delle valigie
Un settore da anni deregolarizzato, che altrove non registra certo fila di aspiranti facchini. Ma che a Venezia, complici la conformazione della città con i suoi ponti e il...

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Un settore da anni deregolarizzato, che altrove non registra certo fila di aspiranti facchini. Ma che a Venezia, complici la conformazione della città con i suoi ponti e il moltiplicarsi di posti letto e di turisti, sta diventando un business sempre più appetibile. E così anche le tensioni tra portavaligie che si consumano ai piedi del ponte di Calatrava diventano un segno della specialità di Venezia. Il problema va avanti ormai da tempo. Prima con i cosiddetti barbanera che bivaccavano ai piedi del ponte e monopolizzavano il trasporto dei bagagli, anche contro il volere dei turisti spaventati. Poi l'arrivo dei facchini in regola - italiani riuniti in cooperative, ma anche indiani e bengalesi - sembrava aver allontanato i barbanera. Ma ora altri mendicanti si sono fatti avanti e c'è già stata una rissa (ne riferiamo nell'articolo a fianco). Senza contare la tensione tra gli stessi regolari che si contendono la strada, con gli italiani che accusano gli stranieri di rovinargli il mercato con prezzi stracciati (fino a 2 euro a valigia, contro i 5 richiesti dalle cooperative) e sempre "in nero".

Miscela esplosiva, frutto anche di una regolamentazione che, di fatto, non prevede regole. É dal '94, ormai, che lo Stato ha deregolarizzato il facchinaggio. Non serve più alcuna autorizzazione, basta comunicare l'inizio dell'attività alla Questura e si può cominciare. L'autorità di polizia ha poi due mesi di tempo per impedire l'attività, a fronte di precedenti penali per reati molto gravi. Eventualità, di fatto, mai verificatasi a Venezia. Per il resto, non ci sono limiti al numero delle prese d'atto, né esiste un tariffario. Il facchino può aprirsi una partita d'Iva o organizzarsi in cooperative. Attività libera, insomma, su cui anche il Comune non ha voce in capitolo. «Il facchinaggio è tra le attività espressamente previste dalla legge come libere - spiega l'assessore al commercio, Carla Rey - Il Comune non è minimamente coinvolto».

Éal commissariato di San Marco che arrivano le comunicazioni di inizio attività, sempre più numerose negli ultimi anni. Un fenomeno legato anche alla crisi - osservano in commissariato - che spinge tante persone (spesso straniere) a cercare lavoro in un settore comunque alimentato dai milioni di turisti che si riversano a Venezia. Una comunicazione di inizio attività, d'altra parte, non costa nulla. Se poi arriva un posto in fabbrica, o altrove, si lasciano strade e valigie. Libertà massima, dunque, ma anche concorrenza massima. E dopo il problema dei mendicanti molesti, una potenziale "guerra" tra regolari è dietro l'angolo.
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Il Gazzettino