ROMA - I manager delle società partecipate dallo Stato rischiano di trovare una nuova amara sorpresa nel decreto Irpef varato venerdì dal governo. Tra le norme del...
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L'ultima versione del decreto approvato venerdì ha fatto salve, oltre alle società quotate in Borsa, anche quelle che emettono strumenti quotati su mercati regolamentati. Grazie a questo «comma» resteranno fuori dai tetti agli stipendi i manager di Poste, Ferrovie e Cdp, anche se nel caso della prima società il neo presidente, Luisa Todini, ha accettato di guadagnare 240 mila euro l'anno. C'è da capire ora quale sarà la reazione dei manager coinvolti. Alcuni ritengono che i nuovi tetti siano una sorta di ritorsione nei loro confronti da parte della burocrazia ministeriale i cui emolumenti Renzi ha messo nel mirino. Solo che per i dirigenti della Pa, alla fine, i tetti «per fasce» agli stipendi sono all'ultimo minuto saltati dal provvedimento (erano stati inizialmente fissati a 110 mila euro per le seconde fasce e 190 mila euro per le prime fasce), mentre sono rimasti quelli per i manager che, adesso, si troveranno a guadagnare cifre inferiori ai super burocrati. Le aziende che guidano dovranno anche effettuare tagli lineari: secondo molti capi azienda si tratta di un meccanismo difficile, soprattutto per le società efficienti che operano secondo regole di mercato e che potrebbero essere obbligate a tagliare investimenti e a trovarsi svantaggiate con i concorrenti.
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Il Gazzettino