VERONA - Sono arrivati da tutt'Italia per strappare un posto sul palco del Teatro Stabile del Veneto che, martedì e ieri a Verona, ha tenuto le selezioni del casting di...
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Uno spettacolo che diventa anche scuola di teatro per questi giovani attori, tutti già con alle spalle qualche esperienza o la partecipazione ad accademie di teatro. E soprattutto un buon inglese perché lo spettacolo andrà in scena, per i turisti, anche nella lingua del bardo, in collaborazione con il King’s Theatre di Edimburgo. E nei piani, oltre a tournée in Veneto ed Italia, c'è anche un possibile impegno in Inghilterra.
«Sono arrivate più di 350 candidature da tutt'Italia - racconta Paola De Giuli, braccio destro di Valerio - Da questi curriculum con allegato un video di pochi minuti in cui si esibivano, abbiamo selezionato gioco forza una trentina di nominativi che stiamo incontrando in queste ore per scegliere poi quelli che entreranno nello spettacolo». Le prove hanno visto i ragazzi impegnati in un monologo loro e poi in un pezzo di scena del “Giulietta e Romeo”. Poi, abbinati un ragazzo ed una ragazza hanno interpretato dei passi dello spettacolo. Sono arrivati un po' da tutt'Italia, tanti da Milano e Torino, ma anche da Roma, da Bologna, da Padova e da Venezia. E anche due veronesi. È una bellissima esperienza, c'è tanto entusiasmo tra questi giovani».
Come quello che ha messo Chiara Da Ronche, veneziana di 32 anni, che un po' delusa aveva lasciato il teatro per un lavoro d'ufficio, ma non ha resistito a questa possibilità : «Ci spero, tanto. È un testo che conosco molto bene e che ho fatto anche l'estate scorsa - dice Chiara -. Ovviamente, tutti vorrebbero far parte dello spettacolo, questo poi è particolarmente bello per l'interazione con i luoghi della vicenda, è una cosa un po' unica». E in Veneto, è difficile per un giovane fare teatro? «È molto complicato. Il teatro in Veneto, a parte questo provino, è molto chiuso. E forse è anche giusto perché un bravo profesisonista merita di poter lavorare sempre, però così è quasi impossibile trovare spazio per i giovani. Io ci avevo quasi rinunciato, ma lavorare in ufficio mi ha quasi ucciso».
Valerio, perché quest'ennesimo impegno con i giovani? «Perchè è un bellissimo modo per lavorare con giovani attori. L'unicità è che ogni volta ti porta a riscoprire un testo scritto per adolescenti. Basta uscire in questo cortile dove c'è il balcone di Giulietta, e l'immaginario vola». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino